lunedì 6 maggio 2013

Rosso

Rosso



Quanto più la sensualità viene negata, tanto più sensuale è il dio a cui si sacrifica la sensualità.”

    - Ludwig Feuerbach



La tela bianca di carta ecologica è davanti a me, intonsa. Se contassi le volte che mi sono messo lì davanti per iniziare a dipingere, penso che arriverei almeno alla dozzina. E tutto questo in pochissimi giorni. E' ormai tantissimo tempo che la mia ispirazione non arriva e, se arriva, lo fa nei momenti sbagliati. Guardo la mia penna a inchiostro plasmico e sospiro. E' una sensazione di assoluta impotenza. Qualcosa che vorrei fuggire come la peste, quando c'era. Non riesco a trovare un soggetto o qualsiasi altra cosa. Ho un bisogno dentro di dipingere, ma non so cosa. E' un desiderio che si suicida, si mangia da solo. Ogni volta, in passato, che avvertivo questa fame d'arte mi mettevo davanti alla tela e tutto usciva da solo, il mio corpo era solo un canale. Ora credo, o sento, che non basta più. Tutto, intorno a me, mi dice di cambiare registro. Di cambiare tutto. Il tempo meteorologico si associa al mio piccolo dolore e fa sparire quel bel sole rosso. Tempo un attimo e scoppia un temporale che ha del terrificante.

Magari avrei potuto trovare un'ispirazione passeggiando fuori... Magari no. C'avevo già provato e con risultati nefasti. Il mio raggio d'azione, perciò, diventava la mia casa. Comincio a camminare per le sale disabitate, completamente a caso. Faccio il giro delle stanze più e più volte e mi fermo davanti alla mia biblioteca. Mi sorge l'idea di trovare quello che cerco nella carta stampata ma il mio cervello dice di no, vuole qualcosa di più immediato e, soprattutto, vuole pensare poco. Mi allontano da lì e, in un lampo di follia, decido di piazzarmi davanti al demone dei demoni: il mio televisore. Durante gli anni questo piccolo congegno è stato vituperato per qualsiasi cosa, ma ovviamente ce l'hanno ancora tutti. A me è stato regalato, ma non posso negare di averlo usato un po'. Non ne sono un fanatico ma ogni tanto mi piace guardare qualcosa. Come oggi.

Un rumore metallico mi da il benvenuto. Smanetto coi comandi che ho incorporato nel mio divano di pelle e comincio a fare zapping. E' la maledizione dei canali, ne hai troppi e non trovi niente. Dopo un buon quarto d'ora di questa attività decido di fermarmi e guardo un programma a quiz. Domande banali e concorrenti simpatici ma gli sbadigli arrivano. Riesco a resistere per un'oretta. Poi parte la pubblicità e faccio per andarmene. Uno spot cattura la mia attenzione e mi fermo un attimo a guardarlo. Una scena d'altri tempi: un castello medioevale, due persone in costumi molto succinti (quasi nudi), danzano in maniera sensuale. Si toccano. Un'intuizione mi suggerisce qualcosa ormai dimenticato di questi tempi: sembra quasi che i due stiano per accoppiarsi. Un'attività considerata obsoleta ormai da molti anni. Da quando l'uomo, tramite complessi processi riguardanti le cellule staminali, aveva raggiunto qualcosa di molto simile all'immortalità.

Le cose, da quel momento in poi, erano andate sempre meglio e un generale benessere si era diffuso in varie località del mondo. L'immortalità aveva un prezzo e non tutti potevano permettersela ma chi lo faceva si sentiva rinato. La consapevolezza di non poter morire per cause naturali cambia il tuo modo di pensare. La fretta scompare, il tuo desiderio di procreare non ha più ragion d'essere e lentamente scompare. Nei paesi sviluppati era completamente scomparsa la guerra. Un'ondata di ottimismo senza precedenti nel genere umano. Tutto sembrava possibile. Ovviamente c'era chi non aveva beneficiato di quel calice: emarginati e poveracci. Trattati da animali, ai margini delle città. A me personalmente, quel relativo benessere, aveva dato tanta noia. L'avere tutto è bello per un piccolo periodo di tempo, poi stufa anche quello. A quanto pare, è una cosa solo mia. Sembravano stare tutti bene.

La pubblicità del profumo continua intanto. La danza diventa frenetica e i due quasi cadono per terra, trascinati da qualcosa che non saprei definire. Cala un sipario sulla scena e una voce fuori campo decanta il solito profumo ecologico. Il nome mi rimane impresso in testa: Beati nell'Amore. Come se quell'unguento potesse riportarci indietro nel tempo. La cosa mi rimane impressa ma subito dopo spengo il televisore.

***

Le cose non sono migliorate. La tela è sempre lì e non ho fatto progressi da quel giorno di pioggia. Durante questo tempo ho pensato solo al messaggio di quella pubblicità e soprattutto al passato. Avrei voluto avere un essere umano della generazione precedente per fargli tante domande, sull'amore, sull'intimità. Forse posso scoprirlo da solo... Questa piccola intuizione mi da una strada da seguire. Forse nelle periferie...

***

L'aeromobile sfreccia nei quartieri bassi. Persone diverse, con vestiti diversi. Vedo tanti bambini che corrono. Non sembrano tristi, ma stanchi per il lavoro massacrante che fanno. E dopo poco trovo quello che cerco. Le meretrici. Al giorno d'oggi sono trattate come spauracchio per mandare i bambini a letto. Ai miei occhi appaiono come donne normalissime, un po' emaciate e spesso con lo sguardo spento. Vedendo l'aeromobile si precipitano vicino per cercare di essere chiamate. Evidentemente non era la prima volta che uno dei quartieri alti passava di là. Ne scelgo una a caso dato che non so chi privilegiare. In macchina è silenziosa. Fa si con la testa alle mie richieste. Ogni tanto mette su un'espressione un po' stupita ma acconsente. Arriviamo a casa in un lampo e andiamo nella mia camera da letto. Un letto singolo, dovremmo stare attenti. Le avevo già detto tutto e lei si stava spogliando.

Lei è sopra di me e cambia espressione, non riesco a capire. Le sue mani mi toccano dappertutto. Sento l'alito caldo della sua bocca quando la unisce alla mia. Una sensazione strana, come di fuoco. Sento una sensazione nel basso ventre. Lei continua, quasi mi mangia. Il collo, le gambe, il torso, anche le dita dei piedi. Io rimango immobile ma sento che qualcosa cambia. La sua mano tocca il basso ventre e sgrano gli occhi. Sembra dolore, ma non lo è. E' diverso. Poco dopo mi accorgo che qualcosa muta. Col cambiamento fisico sento come un'euforia e provo l'impulso di unirmi alla sua danza, come i due della pubblicità. Da oggetto divento anche soggetto e lei mi lascia fare. E' stupita, forse non le capita spesso. Capisco delle cose. E mi muovo come un forsennato annullando la mia razionalità. Un non-pensiero. Qualcosa che si muove da sé... Per qualche momento sento d'amarla: quel verbo dimenticato affiora prepotentemente in me. Calore. Nella mia mente noi due bruciamo come una stella...

***

Sono sul letto da solo. Le lenzuola sfatte, lei se n'è andata? Giro per la casa e scopro che è così, sono solo. Mi sento come prima che fosse arrivata. Di nuovo vuoto e per un attimo penso che forse mi sono sognato tutto. Eppure sembrava così reale. I vestiti miei sono per terra ma tutto è rimasto uguale in casa. Mi stendo di nuovo a letto cercando di ripensare a quell'esperienza. Sento un piccolo dolore sul collo, tocco e sento sangue. Questo mi fa sentire meglio: non ho sognato nulla. E' davvero successo qualcosa. Voglio credere di non essermi grattato da solo. Toccando quel sangue mi ritorna in mente qualcosa e un piccolo fiume di ricordi esce dalla mia testa. Sento di nuovo calore sulla faccia insieme ad una sensazione di sporcizia. Decido di farmi una doccia. Mentre mi lavo piccoli particolari mi fanno ripensare alla mia esperienza. Ci penso ma non giungo a nessuna conclusione. Fuori da lì la tela mi aspetta.

Mi piazzo davanti al bianco. Non mi spaventa più ormai. Ho una strada, piccola, ma ne ho una. Regolo la penna a inchiostro plasmico sul rosso e dopo qualche attimo di esitazione la passo sulla carta. Sono leggermente in dubbio: riuscirò a esprimere tutta quella cascata di sensazioni? Il mio corpo come mezzo, per qualcosa di superiore. Voglio credere di si.