martedì 13 marzo 2018

Valhalla Pub

Valhalla Pub

 

Italia Meridionale, Marzo

 

Quando lo sconosciuto entrò, lo sentirono tutti. Vuoi perché era un tizio enorme, con almeno un cinquanta di piedi, vuoi perché non c’era nessuno. La successiva chiusura della porta parve un “fulmine a ciel sereno”. Era vestito di nero, con la carnagione chiarissima. Aveva barba e capelli lunghi e incolti, di un rosso molto intenso. Si tolse il cappotto, mettendo in bella mostra le sue poderose braccia, poi si sedette al bancone.

Dall’altra parte del legno c’era il barista, un uomo sulla cinquantina che continuava a strofinare un boccale visibilmente pulito. Era calvo, coi baffi folti e il grembiule macchiato di salsa BBQ. Sempre sul bancone, ma molto lontano dal nuovo venuto, un ragazzo pareva sonnecchiare appoggiato sulle mani. Teneva in mano un boccale quasi vuoto, forse di birra scura. Lo sconosciuto si sedette sullo sgabello. L’unica cosa che spezzava il silenzio, ora, era solo il black metal che si sentiva in sottofondo, sgorgato da chissà dove.

<< Buona sera. >> disse.

<< ‘Sera. Cosa le porto? >> il vecchio lo osservava un po’ incuriosito.

<< Mi dà una pinta di… questa? >> rispose indicando l’etichetta prescelta, in mezzo alle tante, tra le spine di birra. Vi era ritratto un omone biondo che urlava, sulla prua di una nave drakkar, agitando un’ascia.

<< Oh, mi è arrivata giusto oggi, ma pare non vendere molto… >> prese un boccale “curvo”, che cercava di ricordare un corno. << Si chiama “la Tonante”, è fatta col miele, credo. Qualcosa di simile, me l’hanno detto stamattina, ma ero distratto. Pare fosse la birra dei vichinghi o qualcosa del genere… >>

<< Oh… Qualcuno l’ha ibernata? >>

<< Come, scusi? >>

<< Niente, scherzavo. Mi chiedo solo come facciano a sapere che è proprio quella dei vichinghi. >>

<< Sarà il miele, forse c’è idromele dentro… Non saprei proprio. La vuole o no? >> il barman era pronto a spillare.

<< Si sì, certo. Grazie. >> disse sistemandosi meglio sullo sgabello e osservando il posto.  Poi, finalmente, poté bere. << Effettivamente… >>

<< Cosa? >>

<< Come mai Valhalla Pub? Non ha l’aria molto festosa, questo posto. >> l’omone non riusciva a stare zitto.

<< Avevo un amico, fissato coi normanni e roba simile. Aveva sempre voluto aprire un pub a tema. >>

<< E ora dov’è? >>

<< Nel Valhalla, spero. E’ morto una vita fa. Stava molto male. >>

L’uomo parve avere un pensiero, e accennò un sorriso. Come se avesse ricordato di colpo qualcosa.

<< Spero sia morto in battaglia. >> bevve.

<< Contro la malattia vale? Siamo tutti malati, credo. Io ho pure le mie rogne. Dicono me le abbia passate mio papà. >>

<< Mio papà era orbo ma, per fortuna, gli occhi cavati non si ereditano… >>

<< Orbo? Apperò… >>

<< Una storiaccia. Centrava un pozzo, bah… >> altro sorso << Non mi va di pensarci. >>

Pausa. Solo la musica ricordava lo scorrere del tempo.

<< Lei da dove viene? >>

<< Dal nord. >>

<< Milano? Quelle zone lì? >>

<< Non proprio… Ah ah. Un po’ più su, anche se a Milano ci sono stato, molto tempo fa. Ma mi dica… >> finì il boccale in un sorso. << Codesta scelta musicale… Siete allergici all’allegria? >>

<< Quante domande ‘sta sera. Sempre quel mio amico, ogni martedì e giovedì la metto, mi fa ricordare lui. A me nemmeno piace. Era un tale idiota. >>

<< Oh, non ne dubito. Sembrate molto legati. >> silenzio. << A me piace molto la musica. >>

<< Ha l’aria di uno che suona, magari questa robaccia. >>

<< Oh no… >>

<< Non hai un gruppo? >>

<< Beh sì, ma… >>

<< Come vi chiamate? >>

<< Ci chiamano Aesir, ma… Non facciamo proprio… Bah. >>

<< Non la seguo. >> Il ragazzo sembrava improvvisamente sveglio, ma manteneva il silenzio.

<< Facciamo… Musica tradizionale, si. Folk scandinavo, coi tamburi… e quelle robe li. >>

<< Interessante. >> Mentì. Poi parve intuire qualcosa. << Cosa la porta qui? >>

<< Noia, un po’ di malinconia. Sono tempi duri… >>

<< Non sa come ha ragione, tra disoccupazione e tutto il resto. Ma, senta… >>

<< Si? >> l’omone parve guardare ancora tra le birre alla spina.

<< Non è che per caso lei è… >> l’imbarazzo era evidente. Che razza di domanda doveva essere?

<< Mi dà un’altra pinta di… Scusi, qualcosa non va? >> il vecchio sembrava avesse visto un fantasma. << Ehi? >>

<< Oh scusi… Ero perso nei ricordi, la vecchiaia fa schifo. Gesù… >> Iniziò a riempire.

<< Ho l’aria di essere Gesù? >>

<< No.. Ma che… Oh, cazzo. Mi scusi. >> l’anziano parve perdere il filo del discorso. L’omone rise, poi bevve la seconda birra tutta d’un fiato, come fosse acqua, tra lo stupore del barista e del ragazzo che, improvvisamente, sembrava molto interessato. Silenzio.

<< Fa un tale caldo… >> disse il barman senza pensarci. Non era vero, faceva freddo, ma sembrava in tilt.

<< E’ vero. >> disse lo sconosciuto, rivestendosi. << Ci vorrebbe un po’ di pioggia. >> aprì il portafoglio. Poi prese una banconota, senza nemmeno vedere quale fosse, e la diede alla persona dietro il bancone. Poi si girò, per andarsene, col sorriso. Dalla cintura pendeva qualcosa.

<< E’ un martello, quello? Dannazione, lei è… >>

<< No, che dice… Ah ah ah ah. E’ il mio trapano, faccio lavori di ristrutturazione. >>

E se lo porta anche in giro, pensò il barman, senza dirlo. << Buona serata, allora. >>

<< A lei, è stata una serata piacevole. Arrivederci! >> Una volta chiusa la porta, ai due presenti parve di svegliarsi da un sogno strano, con la differenza che i soldi erano effettivamente sul bancone. Il ragazzo si mise a ridere. Il vecchio stava piangendo. Non solo, si era appena sentito il rombo di un tuono e stava piovendo. All’improvviso.

 

Tempo dopo, un altro sconosciuto, questa volta con un buffo cappello, entrò nel Pub. Si sedette ad un tavolo senza dire una parola e attese. Il vecchio, forse ricordando qualcosa, andò a servirlo, portando il taccuino.

<< Vorrei dell’idromele. >> disse togliendosi il cappello. Era orbo da un occhio.

<< Oggesù! >>

<< Beh? Che succede? >>

Il vecchio era arrossito.

 

Dedicato a Pucciotto