sabato 29 settembre 2012

Bellezza

Bellezza

Colonna Sonora: Come Clarity & Dead EndIn Flames (2006)



Il cataclisma aveva cambiato tutto, nel bene e nel male. Quei coglioni che ne avevano parlato avevano ragione, dopotutto. Quasi nessuno se lo aspettava, fu uno schock tremendo. Di quelli peggiori poi. La gente pensava che fossero tutte balle e per la prima settimana fu davvero così, poi arrivarono le prime morti. Corpi dilaniati, smembrati, sangue dappertutto, peli per terra, paura e panico. I più ottimisti parlarono di un serial killer: la tesi ha retto fino ad un certo punto... Le succesive morti, che avvennero in tutto il pianeta, con lo stesso “modus operandi, distrussero quella teoria. C'era un problema serio, a livello globale. Altro panico. Poi uno scienziato, pazzo per alcuni, si accorse di qualcosa: il cielo era cambiato. Quasi nessuno se ne era accorso, erano tutti occupati a guardare davanti per alzare lo sguardo, quella era roba da poeti e nell'anno 2102 nessuno “sano di mente” lo faceva.

C'erano nuove costellazioni, alcuni pianeti sembravano più vicini, l'atmosfera era diventata irreale. Lo sguardo si concentrò sul cielo per poco. Poi tornò alle morti. Quello era il vero problema. Il nodo gordiano era rappresentato dai peli, presenti in ogni delitto. Di colore nerastro (a volte grigio), lunghi, spesso curvi, emanavano uno strano odore, come di sporco. Ma non lo sporco delle ragazzine impomatate, lo sporco vero. Un aroma nauseabondo e penetrante, che parlava di morte. Fioccarono le prime teorie su alieni pelosi e la tv si riempì di minchiate (come se prima non ne fosse già piena). La risposta arrivò da un famoso sito internet di video. Un ragazzino era riuscito a riprendere direttamente un omicidio. Una ragazza tra i 20 e i 25, squartata da uno strano essere nero e peloso che sembrava ululare. Quel ragazzino era riuscito a riprendere perchè, in un momento di poca lucidità, s'era messo a smanettare con la telecamera che portava sempre appresso e aveva filmato l'omicidio.

O almeno così disse la tv.

Le indagini continuavano e il mondo della scienza si interrogava. La risposta pareva una sola: lupi mannari. Esseri pelosi, artigli, pelo e quello strano urlo. Sembrava proprio la popolare creatura dell'horror. Ovviamente le domande erano innumerevoli. Perchè ora? Perchè noi? Perchè (e basta)? La chiesa diede la sua banale e ovvia isposta. L'ipotesi più accreditata sembrava quella più semplice. Nelle leggende popolari il lupo era collegato alla luna e ora il cielo era cambiato. Ecco i frutti del cataclisma. Una roba che a raccontarla fa ridere come una barzelletta. I più temerari e folli, cresciuti a videogiochi e fumetti, si diedero da fare per avvicinare queste creature. Alcuni si fecero dilaniare, altri no. Qualche loro foto fu utile, insieme ad alcune testimonianze. Essi erano preceduti da uno strano profumo come di pelo bagnato che si diffondeva nell'aria e una volta morti tornavano umani. A dispetto delle leggende, però, la maggior parte dei cadaveri erano donne o ragazzine.

Altre teorie, tutte giuste e sbagliate. Nessuna certezza e intanto gli anni passarono. Il problema era reale e irrisolvibile. Si scoprì che uno strano pianeta (uno di quelli apparsi col cataclisma) emanava alcune strane onde radioattive e che queste erano la causa della metamorfosi. Ma nonostante le potentissime tecnologie del mondo non era ancora possibile spostare quello strano pianeta azzurrognolo. Venne istituito uno speciale corpo di polizia che aveva il compito di massacrare questi abomini, armati di potenti fucili caricati a pallettoni d'argento. La mutazione appariva casuale, poteva colpire chiunque, senza motivo, ma almeno fu possibile prevdere con un certo anticipo dove si sarebbe scatenato il prossimo mostro. E il corpo speciale andava lì, scovava l'abominio e lo faceva fuori senza troppi complimenti. Poi si bruciavano i cadaveri per precauzione. Tutto sembrava funzionare. Il problema era sotto controllo.



**



Uno sparo, un urlo, materiale celebrale che si sparpaglia sul pavimento. Altro sparo: sangue. L'essere cade a terra rantolando e schiumando, poco tempo dopo torna ad essere umano.

<< Una ragazzina adolescente... >> Mormorò l'uomo, ricaricando la persona. Il suo casco si aprì e guardò il cadavere. Si trattava di una adolescente. I suoi capelli color del fieno sembravano un piccolo delta di un fiume, la sua faccia era coperta dal sangue e da pezzi di cervello. Gli occhi erano aperti, di un verde accecante, lo guardavano. Lo sondavano, lui si ritrasse inorridito. Normalmente sarebbe stata una ragazza fantastica che, in condizioni normali, avrebbe fatto girare la testa di decine di suoi coetanei. Ora era lì, la sua bellezza diventata morte. Tutto era svanito, i suoi seni sodi sventrati sembravano piccoli sorrisi macabri. L'uomo vomitò. Poco dopo prese il suo acciarino, lo lanciò verso il cadavere e fece fuoco verso di esso. La morta avvampò. Il fumo salì fin sulle stelle e lo sguardo dell'uomo incontrò la volta celeste e decise che era bella. Rimase incantato a guardarlo... Poi entrò nella sua vettura.

Si diresse verso la spiaggia, uscì dalla macchina e si sdraiò sulla sabbia bianchissima. Lanciò lontano il suo cellulare, per quella sera aveva finito. Il suo sguardo venne catturato dal pianeta azzurro, il responsabile dei disastri (secondo quanto dicevano i cervelloni). Era davvero stupendo, piccole chiazze di bianco sembravano coprirlo leggermente.

<< Sembra così lontano... Eppure così vicino. >> L'uomo pensò alla banalità che aveva detto. Il pianeta lontano che creava disastri nel loro. L'uomo li odiò e li amò contemporaneamente. Come si potevano conciliare i disastri con la bellezza del pianeta? << La risposta ai posteri...>> Si rese finalmente conto che stava parlando da solo. Ma era veramente così? Stava parlando con quel fottuto pianeta, bellissimo e mortifero. Eros e Thanatos diceva qualcuno. Il cellulare squillò, mai suono fu più odiato. L'uomo insultò a bassa voce un paio di divinità a caso ma non si alzò, continuò a guardare il pianeta pascendosi della visione. E pianse.

Pianse perchè era solo, perchè non poteva condividere quel ben di Dio con nessuno. Avrebbe pagato oro un compagno qualsiasi. Chiuse un attimo gli occhi e pensò. Poi aprì gli occhi. In una rivista scientifica aveva letto che gli abitanti di quel pianeta avevano più volte tentato di instaurare un dialogo con loro. Dicevano di chiamarsi terrestri. Pianeta Terra. L'uomo rise, che nome ridicolo. Eppure continuò a guardarlo...



La ragazzina continuò a scappare piangendo. Arrivò su una spiaggia deserta e si toccò l'inguine. Sangue. Combattè per reprimere quel pensiero che cominciava a farsi invadente. Si adagiò per terra a guardare quel cielo cambiato. Il pianeta rossastro emergeva violentemente, come un violino in un'orchestra. Quello strano pianeta che non aveva ancora risposto ai richiami del suo governo. Lo trovò davvero bellissimo, non era mai capitato a nessun terrestre di guardare un pianeta così vicino a loro. La ragazza si sentì felice. Non riusciva a capirne il motivo ma non si sentiva più tanto sola.

martedì 4 settembre 2012

Cersei

Posto quì una brevissima fanfic ambientata nel mondo de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Non me ne voglia Martin... Spero non mi ucciderà. E'' ambientata nel quarto libro. POV Cersei

Cersei


Provò a parlare. Non ci riuscì. Le avevano cacciato a forza in bocca un panno puzzolente e sicuramente sporco. Provò a muovere le mani. Fitta di dolore. Le avevano legato i polsi con una corda. Anche le caviglie erano immobilizzate. “Legata e imbavagliata come un comune prigioniero.” Provò a fare mente locale. Quella sembrava la sala dei banchetti solo che alcuni tavoli erano rovesciati, c'era cibo ovunque e un gran numero di cadaveri per terra.

Sentiva un peso sulla testa e realizzò di avere una corona. Lei era la regina. Era seduta sullo scranno riservato al sovrano, vestita col suo abito migliore. I capelli sciolti ricadevano dalla corona come una cascata. Provò a muoversi. Un altro pezzo di corda la teneva ferma sulla sedia, i polsi legati stretti dietro lo schienale. Provò a gridare qualcosa, il risultato fu un mugolio senza senso.

Cadde nel panico. La scena era inverosimile. Le parve di vedere uomini coperti di pellicce, cavalieri in armatura e un gran numero di cortigiane unite. Non riusciva a capire niente. “Cosa è successo?” Poi lo vide e capì. “Tyrion?” Il nano, il valonqar, era su un tavolo a chiavare una donna che non riconobbe. La parte superiore del suo corpo deforme era ricoperto ancora da un strana armatura a piastre. “Sarà sicuramente una baldracca.” Alcuni uomini ridevano facendo commenti che lei non riusciva a capire. Poi capì che ridevano di lei. Agghindata come una principessa, con la corona in testa, legata ad una sedia. La stavano deridendo. “Maledetti, ma dov'è la guardia reale? E Tommen? Dov'è mio figlio?”

Poco dopo ebbe risposta. Accanto al nano c'era un cadavere un po' più piccolo del normale, dai capelli biondi. Era completamente nudo e perdeva sangue da più punti. Era immobile, sicuramente morto. Gli occhi di Cersei si riempirono di lacrime. Tentò di urlare. Tyrion si accorse di lei.

<< Cara sorellina, è tanto che non ci vediamo. >>

Cersei mugolò qualcosa.

<< Mi hai dato la caccia per così tanto tempo per una cosa che non ho mai commesso. Alla fine io ho trovato te. >> Le tolse lo straccio.

<< Schifoso nano bastardo, avrò la tua testa! >>

<< A occhio e croce, guardandoti, non ci giurerei. >>

<< Quanti figli hai intenzione di togliermi? Jaime ti ucciderà! >> Disse urlando e cercando di muoversi, ma più lo faceva più le corde si stringevano.

<< Jaime? Non penso proprio... >> Neanche finito di dirlo apparvero due figure dalla porta in fondo alla sala. Cersei capì. Uno era proprio Jaime e sembrava abbracciato ad una ragazza, poco più bassa di lui, dai capelli castani. Margaery Tyrell. I due si unirono in un bacio.

Cersei gridò con tutte le sue forze. Noooooooooooooooooooooooooooo. Tyrion le rimise con forza lo straccio tra i denti, poi cominciò ad armeggiare con le brache. Cersei comprese e continuò a gridare, ma tutto quello che ottenne furono dei mugolii indistinti. Tyrion sorrise. Le si avvicinò. Poi fu tutto buio.


Cersei si risvegliò gridando. Lady Merryweather le teneva una mano sulla bocca cercando di smorzarle l'urlo.

<< Mia regina, piano o sveglierete tutti! >> Cersei si liberò dalla stretta e si alzò, scossa. Le venne da piangere, poi si ricompose. “No, non accadrà!” Squadrò l'amica. “Come ha osato mettermi le mani addosso?” Ma non disse niente di tutto ciò.

<< Chiamami maestro Pycelle, ho da dirgli due parole sulla pozione che mi ha dato. >>