domenica 11 agosto 2013

Scarecrown, Parte Seconda

Scarecrown, Parte Seconda



Un uomo che non è passato attraverso l'inferno delle sue passioni non le ha superate.”

    - Carl Gustav Jung



Raoul spense il televisore con noncuranza e rimase al buio. Era notte fonda ma dormire era l'ultima cosa che voleva fare. L'adrenalina che aveva in corpo glielo impediva. Domani era il grande giorno, il concerto programmato da molto tempo. Inoltre era preso da tutti i suoi innumerevoli problemi, riposare gli sembrava impossibile. Il televisore lo aveva stancato perciò, per abbattere la noia, ebbe la magnifica idea di mettere nel cd il loro primo lavoro. Ormai erano passati due anni da quel fatidico appuntamento (“ci vedremo tra un anno”) e avevano due album all'attivo. Un bel risultato per il poco tempo avuto. Il primo album l'avevano intitolato Hate, Hate, Hate ed era quello che sembrava. Dieci tracce per un totale di un'ora circa. Un campionario di canzoni che avevano bersagli: a turno tutti i componenti della band avevano messo le loro idee.

Ogni canzone aveva un qualcosa da odiare: politici, società, problemi vari. Era un album sfogo. Solo una canzone usciva dal recinto. Era l'omonima del gruppo. Qualcuno aveva suggerito di intitolare l'album in quel modo, come i grandi del passato ma Raoul si era opposto, sia perché odiava gli album con nomi uguali alle band e sia perché gli dava fastidio intitolare un lavoro col nome di una sola canzone. Gli sembrava che le altre tracce fossero meno importanti. La canzone parlava di quella che poi sarebbe diventata la mascotte del gruppo: il cavaliere-spaventapasseri Markus. Una semplice storiella fantastico-orrifica su un cavaliere che viene ucciso e fatto rinascere sotto forma di uno spaventapasseri per una ragione futile e che intraprende un viaggio per vendicarsi su chi l'aveva fatto. Markus era apparso su tutte e due le copertine.

Quando partì la prima canzone Raoul sentì un calore provenire dal basso ventre. Quasi non riusciva a credere di essere finito nell'impianto stereo. Era un sogno che s'avverava e aveva paura di svegliarsi da un momento all'altro. Mise tutta la stanza al buio e stette ad ascoltare tutto senza muovere un solo muscolo, assorto nei suoi pensieri e nel passato. Un fiume di ricordi lo investì: le sessioni in sala prove, le sbronze in cerca di ispirazione e il difficile periodo che aveva passato (e che non era del tutto finito). Era tutto finito in quel crogiolo di disperazione ed epicità. Non avevano venduto moltissimo ma non era fregato a nessuno. Quando riesci ad inserire te stesso in qualcosa ed essere contento del risultato è tutto secondario. Paradossalmente il cd lo aveva calmato. Appena finito lo ripose nella custodia e decise di andare a nanna. Nello stato di dormiveglia vide Markus muoversi in un paesaggio infuocato. Prima di cadere ricordò che era la copertina di quello che aveva appena ascoltato.

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Gli strumenti erano tutti apposto. I cavi andavano tutti nel loro luogo adatto e, non si sa ancora come, ma il volume di tutto era perfetto. Di concerti ne avevano fatti tanti ma non era mai successo che fosse tutto così perfetto e che avessero trovato la situazione ottimale in così poco tempo. Avevano ripassato la scaletta dell'evento un milione di volte. Il secondo album era un lavoro concettuale, con una storia. E avevano pensato di rendere concettuale anche il concerto proponendo tutto il nuovo lavoro in ordine e con un minimo di atmosfera. Raoul si girò verso gli altri componenti. Erano tutti sudati ma pronti. Tutti sorridenti. Poi si girò a vedere la folla, aspettavano trepidanti. L'alito si condensava: erano tutti all'aperto in quella fredda serata di inverno e aspettavano di essere scaldati da quel fuoco immaginario. Il rito stava per iniziare. Raoul diede l'ok e il chitarrista iniziò. Una melodia lenta, ma solenne. Poi, pian piano, partirono tutti gli altri. Era l'intro: Near the Sleeper.

Erano tutti accorsi all'abitazione. Familiari, amici, semplici conoscenti e ovviamente lei. L'amore della sua vita, ma anche altro. Lei era arrivata per ultima, come ci si sarebbe aspettato. Era vestita in modo sgargiante, in contrasto con tutti gli altri, semplici contadini e operai. Tutti a guardare il morto, vestito in armatura completa e con la spada ricurva tenuta fra le mani. Sembrava sorridere. Si unirono tutti in preghiera spinti dalla donna. Avevano tutti freddo e speravano che il rito della donna potesse scaldarli. Lei li osservava e piangeva. Ma era un pianto senza lacrime, non doveva far vedere che anche lei era addolorata. Doveva solo lavorare. Tutti sapevano ma facevano finta di non vedere. Inspirò una grande boccata d'aria pronta ad iniziare. Gli altri la osservavano trepidanti, l'ansia era palpabile. E lei iniziò a parlare, una voce gutturale.

Il cantante aveva iniziato a cantare. Con una voce gutturale, graffiante, ma calma. Non era ancora aggressiva, era un preludio alla tempesta. Con l'inizio della parte cantata terminava l'intro e iniziava la prima vera canzone: Dark Woods. Gli spettatori erano in silenzio, ma sembravano pregare. Pendevano dalle sue labbra. Poi la calma finì ed iniziò la vera canzone.

<< Si trova in una selva oscura, in inverno. La neve cade e il vento è impetuoso, riesce a stare a stento in piedi. Si guarda e vede che ha l'armatura completa e ai fianchi le sue due spade, simbolo della sua casta. Non è ferito, ma ha paura. Paura dell'ignoto. Non sa cosa fare né dove andare. Si guarda intorno disperato e la mano va, senza alcun controllo, all'impugnatura della spada. Lo strumento da cui dipendeva la sua vita. >> Lei, la sciamana, si ferma. I suoi occhi diventano vitrei, più di quanto non lo siano già e le pupille scompaiono mostrando il bianco spettrale della morte. Tutti si prendono per mano. Tutti volevano contatto umano, qualcuno piangeva in silenzio. Durante la paura Raoul vide che il pogo era iniziato, nonostante fosse solo l'inizio. Sembravano tutti emozionati. Prima di continuare col testo diede un'occhiata alla luna, era coperta dalle nuvole.

<< Davanti a lui si staglia una tigre, lui non capisce. Gli torna in mente che era lo stemma del suo casato, ma nonostante ciò sfodera la spada, preso dall'istinto. Capisce che non è qui per farsi accarezzare. I due snudano gli artigli e si squadrano. Si lanciano uno sull'altro. L'uomo ferisce la bestia agli occhi, accecandola per sempre. La bestia urla e se ne va ringhiando. L'uomo aspetta e dagli alberi viene fuori uno spiritello, dal colore rosso vivo. Un colore che emerge da quel biancore generale. Lo sta osservando, è un volto umano. >> La donna mette una mano sui suoi occhi sanguinanti ma nessuno si muove. E' sempre stata cieca, condizione che l'ha obbligata, fin da piccola, a quella vita. Cionondimeno i suoi occhi sembrano squarciati. Nessuno parla, ma si stringono più forte. << L'uomo riconosce il volto e prova ad avvicinarvisi, a toccarlo. Ma è incorporeo. Lui cade in ginocchio. 'Seguimi!' >> Dopo aver detto questo la strega si riposa un attimo.

Il Follow Me gutturale chiude la seconda canzone. Raoul non si rende conto del tempo che passa e non ricorda più nulla. Lui è la sciamana in quel momento, non esiste altro. Anche i suoi compagni sembrano assorti in quel rituale che ricorda tanto l'antico Giappone. Ad ogni modo lo spettacolo è appena iniziato. Gli strumenti non si fermano, lui riprende fiato e qualcuno gli passa una birra ghiacciata. La beve tutta d'un sorso, con la gola che brucia come l'inferno. Riprende il microfono e ricomincia. Vomita tutto l'odio che ha in corpo. Terzo pezzo: Burning Blood. La sciamana, dopo aver bevuto un po' d'acqua che le era stata offerta, ricomincia a narrare. Dice di condurre il morto attraverso quel posto desolato, verso la salvezza. Lui la segue fidandosi. Il suo viaggio è appena iniziato ed è lunghissimo. Lui vorrebbe stringerla a sé e perdersi nei ricordi. Ma il fuoco gli impone di proseguire. Un sentiero di fuoco si staglia davanti a lui. Il guerriero lo imbocca.

<< E' un'ambientazione evanescente e dai contorni non meglio definiti. Dopo pochi metri incontra il primo demone, che vuole sbarrargli la strada. Un essere informe e bellissimo allo stesso tempo. Impugna una mazza ferrata. Lo staglia e si butta all'attacco. Il guerriero sfodera la spada e in un unico colpo lo decapita. Il sangue gli schizza sugli occhi. Ha reagito d'istinto, senza pensare, ancora scosso da tutto. L'uomo si accascia per un minuto, cercando di metabolizzare quanto stava vedendo. Continuo a guidarlo. Appaiono altri demoni. Esseri giganti dalla pelle verde armati d'ascia, piccoli omini barbuti con verghe sputafuoco. Lui li uccide tutti senza pietà e la sua armatura diviene rossa. Viene ferito, ma non si ferma. Può un morto morire di nuovo? Lui sembra aver capito. Poi vede delle frecce che gli cadono intorno, si nasconde tra gli alberi e tra le fronde vede una donna bellissima dalle orecchie a punta bersagliarlo con un arco.

Nella sua vita ha avuto occasione di uccidere delle donne e l'ha sempre fatto senza pensarci troppo. Uccideva uomini per lavoro, le vita delle donne aveva lo stesso valore. Lui si avvicina al ramo e lo taglia di netto, la donna cade per terra e cerca di rialzarsi con dei pugnali corti in mano. Però, prima, che possa fare alcunché lui le trapassa la gola con la spada. Il sangue lo acceca e si pulisce gli occhi con la neve. Continua seguendomi, verso una landa di fuoco. Lì la neve continuava a cadere, incurante. >> Lei smette di parlare e guarda fuori, nevicava. La prima parte della canzone era conclusa e Raoul si prende una pausa, stava per arrivare lo spannung. Piccoli fiocchi di neve cadevano davanti a lui, tra la folla che aveva interrotto i movimenti per un po'. Gli strumenti gridavano e sembravano rompersi. Tutti sudavano nonostante la neve. Poi si ferma tutto per un secondo. Un secondo infinito. Poi, alla massima velocità, gli strumenti iniziano a gridare.

<< Davanti al guerriero si staglia un vero esercito. Esseri di tutte le fogge e dimensioni, amici di infanzia morti, donne che aveva amato, genitori e conoscenti. Lui doveva abbatterli tutti, doveva lasciare andare la sua vecchia vita in favore della nuova. Sfodera l'altra spada e si butta sul nemico mulinando le spade come una divinità guerriera. E lo fa piangendo. La sua volontà era nulla in confronto alla situazione. Sembrava aver capito. E lo fa urlando. >> Raoul abbandonò il suo solito growl in favore di uno scream rabbioso che risuonò per diversi secondi. La neve cadeva sulle sue guance e agli occhi degli altri sembrava piangere. La battaglia era di fronte a lui. Una confusione di corpi informe che si cristallizza in due schieramenti, pronti a sfondarsi uno sull'altro. Molti finiscono a terra, chiome sventolano nella neve. La performance di Raoul dura diversi secondi prima di spegnersi. Poi si butta della birra addosso per scuotersi. Lei ha paura di tutto ciò ma non lo da a vedere, prova a bere ma l'acqua le cade addosso. Gorgoglia qualcosa.

<< Non c'è distinzione. Lui è un macellaio senza volto. Crea morte intorno a lui, ma i corpi feriti svaniscono... Sono forse illusioni? Anche se lo fossero lui le percepisce reali. Reali come un ferro rovente su una ferita. Viene colpito molte volte ma non arretra. Sa che è solo un test, una prova, un'ordalia sanguinaria. Non coglie il senso di tutto ma si fida ciecamente del fuoco. Di fronte a lui non c'è più niente, ma lui è sporco di sangue. Proprio e anche di altri. Allunga una mano verso di lei. Il fuoco si avvicina d'istinto ma è tutto inutile. Rinfodera la spada e si prepara al continuo del viaggio. >> Lei urla di dolore. E con l'ultimo grido si chiude la terza canzone, quella più lunga. Senza fermarsi tutti continuano a spintonarsi. Gli altri componenti fanno partire la quarta canzone: The Lone Wanderer, or the Vision of Death. Raoul si sente solo nonostante il casino. E pensa che in realtà siamo tutti soli, soli che vogliamo illuderci del contrario. << Lo guido attraverso un ghiacciaio impervio, attraverso il deserto, nell'acqua ghiacciata, attraverso il fuoco... >> Pausa.

<< L'ordalia non era solo fisica, ma anche mentale. Una prova di resistenza della psiche. E' la sua prova, io ero solo un segnale. Mi guarda e cerca di raggiungermi ma ero sempre più in là. Doveva superare tutto da solo o sarebbe stato tutto inutile. La sua paura è palpabile: sapeva che non mi avrebbe mai più rivisto e non so come, né perché, lui sapeva che io provavo lo stesso, anche se non mi era permesso di fare nulla. Poi all'orizzonte si staglia una città, la fine di tutto. Il mio cuore si riempie di tristezza. Voglio toccarlo. Lui, disperato, accetta anche se sa che potrebbe essere fatale a entrambi. Entrambi vacilliamo. Forse è la prova di entrambi. Io gli sfioro la mano e... >> I contadini osservano la sciamana urlare per il dolore. Dura pochi secondi. La visione della morte la terrorizza nonostante il suo “mestiere”. Li ha tutti in mano Raoul. E' felice, si sente importante. Scola dell'altra birra e lancia la bottiglia sul palco. Qualcuno la afferra. La quinta e penultima canzone inizia con un assolo di basso: Do with your Hands. Una canzone abbastanza corta rispetto alle altre, ma importantissima.

<< Manca solo una prova. Davanti alla città vede uno spiazzo. Io scompaio per un po' e lui sembra impazzire, poi ricompaio sotto forma di tigre cieca. Mi riconosce e capisce. Si addolora per me e sorride. Lui sa. Sfodera la spada e si mette in posizione, questa volta non mi risparmierà. Sa che deve liberarsi di tutto prima di entrare nella necropoli. La sua spada si muove veloce e sento di nuovo la morte, ma per meno tempo. Prima di dissolvermi ho il tempo di parlargli. >> Per la prima e ultima volta Raoul sceglie un cantato pulito, con una voce calda. Uno sfoggio di normalità per una situazione che di normale non ha nulla. Solo una parola.

<< 'Grazie.' Gli dico. Sinceramente. Per tutto quanto. Per avermi accettata e amata nonostante le nostre condizioni. Per avermi fatto provare un po' di umanità anche se mi è sempre stato detto che non lo sono. Il destino delle ragazze cieche è uno solo e non contempla felicità. Il mio ringraziamento è ben poca cosa rispetto a tutto, ma sono contenta e non ho rimpianti. Lui sorride e mi vede mentre scompaio. La mia ultima visione è lui che fronteggia i due guardiani del cancello della necropoli. La sua spada è talmente veloce che non riesco a vederla. La sua anima si è affilata come la tecnica della sua lama. Non ha più nulla del se stesso di prima. >> Qui si chiude la penultima canzone. L'ultima sarebbe stata l'outro: Gone. Si trattava di un pezzo quasi tutto strumentale. La folla si preparava al gran finale. Gli strumenti dialogano e combattono. Raoul aspetta con trepidazione.

Loro mi guardano e non so cosa dire. Anche se hanno capito che è andato tutto bene. Il mio amato è ormai entrato nel regno dei morti, pronto a ricominciare una vita lì. Non so, ma prima che la visione finisse ho visto dentro di me un essere simile ad uno spaventapasseri armato di spada muoversi in un paesaggio fatto di fiamme. Non mi interrogo, gli dei sono beffardi. Aspettano il mio verdetto e io lo do. Con tutta la rabbia che porto dentro. 'E' andato.' Quella frase, “He's Gone.”, chiude tutto l'album. Raoul lo interpreta col growl più cattivo e gutturale che ha e lo fa pensando a se stesso. Volendo catalizzare tutti i suoi dispiaceri, le sue paure e il suo odio in quell'unico urlo catartico. Dura un minuto e in quel minuto sotto il palco si combatte una battaglia campale. Piano piano Raoul spegne la sua voce insieme agli strumenti. Tempo dopo tutti se ne vanno lasciandola sola e ringraziando gli dei. Poi va via anche lei. Ora che ha finito le lacrime ha terminato il suo lavoro. Raoul scende dal palco con un'espressione catatonica, dentro di lui il vuoto.

1 commento:

  1. Dopo aver letto anche la prima parte, posso dirtelo con il cuore in mano: questo è sicuramente il tuo masterpiece. L'alfa e l'omega del tuo pensiero poetico, il racconto che dà origine a tutti gli altri. Mi inchino di fronte ai testi delle canzoni. Sono spettacolari. Secondo me dovresti sfruttare "Scarecrown" per creare un romanzo vero e proprio. Ovviamente dovrai allungare l'intreccio della trama, dare una caratterizzazione maggiore ai personaggi e cose simili...ma sono sicura che ce la farai. Perchè Raoul, in realtà, è la parte più profonda della tua anima. Bellissima e drammatica allo stesso tempo...

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