mercoledì 16 gennaio 2019

Il Lungo Sonno, Parte 1

Il Lungo Sonno, Parte 1


Una figura è seduta su uno scranno d'Oro. Una figura imponente. Una lunga massa di capelli biondi è riversata sul suo viso, in ombra; muscoli così possenti da poter sollevare tutti gli Universi. Mantello rosso scarlatto, con bordi in pelle d'ermellino, a rimarcare la sua regalità; un elmo dotato di ali è appoggiato sul suo grembo. Sul petto sei borchie che sembrano illuminate dal flebile lucore della stanza. La sua testa giace appoggiata sul dorso della sua mano destra, chiusa a pugno. Un piedistallo, alla sua sinistra, sostiene un oggetto, un martello. Il suo manico è più corto di come dovrebbe e alcune scritte, minuscole, paiono lampeggiare a secondi alterni. Piccole scariche blu sembrano ricoprire quest'arma, "la migliore dei Nove Regni" direbbe qualcuno.
Ma a ben vedere, la figura sullo scranno e l'arma paiono condividere "qualcosa", come se fossero fatti dello stesso materiale, o fossero una cosa sola.
La figura, nella solitudine della stanza, Sogna.


Lo hanno chiamato con molti nomi.

Þórr, Donar, Þūnor, Þór, Tórur, Tor, Tonger, Ásaþórr, Vingthor. Il Figlio di Odino, l'Amico degli Uomini, l'Uccisore di Giganti, il Più Forte di Asgard, il Possente, il Difensore della Città Dorata, il Martellatore. Il Dio dei Fulmini, del Lampo. Il Dio del Tuono.

Thor.

Un Nome che è una Leggenda. Un immortale, la cui vita non è nemmeno paragonabile a quella dei delicati Uomini, da Lui difesi. Un Guerriero Nato. Un Condottiero di Eserciti, la cui Collera può essere Grande. E impietosa.
Ora è in contemplazione. Nella sua mente, un caleidoscopio di Vite, vicende, avvenimenti, avversari, rinunce, amori e rancori. Forse non tutto appartiene a Lui stesso, dato che persino Lui è un sasso in una distesa di sabbia infinita, seppure unico. In quel momento, tuttavia, sembra in grado di trascendere i (pochi) limiti dati persino agli Dei.
In quel momento, Thor vede il Grande Disegno.

Vede un sè stesso "giovane" (possono, quindi, anche gli Dei essere giovani?) sulla prua di una nave-drago, a incitare dei guerrieri vestiti di pelli e cuoio, armati di asce, spade e scudi rotondi. Vede se stesso combattere contro divinità di altri popoli.
Vede sè stesso combattere giganti, fatti di fuoco e di ghiaccio, ed elfi dalla pelle scura.
Insieme ad amici mortali combatte minacce cosmiche, Titani dalla pelle viola e Serpenti del Mondo. Ma la sua storia va oltre.
Più in là, nel futuro diremmo (quale futuro?), qualcuno avrebbe fondato una Chiesa in suo onore, avrebbe ripopolato una Midgard senza vita e avrebbe persino scoperto di poter sentire, sebbene rare volte, il gusto amaro della sconfitta.
Una visione molto più sfocata della altre lo ritraeva come un Dio vendicatore, armato di ascia, che passava in rassegna il cosmo alla ricerca della propria Vendetta.
Osservò altri "se stesso", con forme e storie diverse. Perchè un Dio del Tuono c'era sempre.
Molti uomini scrivevano di lui, o hanno scritto, o scriveranno.
Ebbe anche un fugace lampo di una storia poco credibile: il suo posto preso da una donna dai capelli biondi, che liberava la sua Terra dal pericolo.

No, decise. Non tutte potevano essere vere. Alcune erano illusioni, parti della sua mente.
Poi, di colpo, aprì gli occhi.


Due zaffiri apparvero al di sotto della massa dorata. Lineamenti duri si mossero impercettibilmente e il Figlio di Odino ruppe la stasi. Sembrava nella Sala del Trono di Asgard, dove, credeva di ricordare, voleva riposarsi per un momento. Eppure sembravano passati mille anni, o pochi secondi. Fuori era notte e la fortezza sembrava deserta, ma così non poteva essere. Il leggero torpore dell'uomo venne ancora una volta scosso da qualcosa, apparentemente la stessa "cosa" che lo aveva fatto svegliare. Sembrava un richiamo, una voce nel buio. Non riusciva a capire cos'era, però. Continuava a volare via.
Thor si alzò e, senza prendere il suo martello, si diresse per i corridoi, salendo scale e aprendo porte. Trovò il Prode Balder, chino su quello che sembrava un messaggio vergato su pergamena.

- Fratello mio... Disse il Possente.
- Mio Lord Thor, finalmente vi siete svegliato. Rispose
- Cos'è successo? Io... Non terminò la frase.
- Tante cose, mio sire. Ma, se bene ho inteso la vostra domanda e la vostra espressione, credo di non potervi dare una spiegazione soddisfacente.
- Balder, soccorrimi, credo di impazzire... Era una vera richiesta d'aiuto, la sua.
- Farò quel che potrò: in realtà, pensavamo che voi poteste darci una mano a capire cosa vi succedeva. Un giorno, molto tempo fa, avete detto di aver bisogno di una pausa e vi siete diretto verso la Sala del Trono. Pensavamo... Pausa.
- Continua.
- Pensavamo fosse qualcosa di simile al Sonno di Odino... Non sapevamo davvero cosa fare, perciò nessuno è venuto a disturbarvi. Anche i saggi che abbiamo consultato hanno dato il medesimo responso: quello di attendere.
- Attendere? Saggi? Balder... Dov'è mio Padre?
- Non ricordate proprio niente?
- Fratello, io ricordo troppo.

Balder, il Prode, si prese del tempo per pensare, cercando al contempo di mascherare il suo disappunto. Thor non gliel'aveva ordinato, eppure nell'aria sentiva una certa pesantezza: il suo signore desiderava risposte, subito.

- Dal momento che credete di essere preda di amnesia, ecco tutto quanto. Vostro padre, il Padre di Tutti Odino, un giorno di molti anni fa è partito, in esilio volontario. Non ha mai spiegato con accuratezza per quale motivo lo voleva fare, anche se continuava a dire che era per "acquisire saggezza". Cos'altro potrà mai imparare l'Onnipotente Odino? Ma Thor gli fece segno di continuare.
Se ne è andato, lasciando il comando a Voi, che avete regnato con saggezza e giustizia per diverso tempo. Questo, finchè non avete deciso di "riposarvi".
Il discorso lo toccava dentro, Balder lo aveva convinto.
Ma permettetemi di chiedere: cosa è successo? Era davvero il Sonno di Odino? Possedete, quindi, anche la sua Forza? Il Padre di Tutti è forse... Ma venne interrotto.
- Caro Balder, non sono diverso da quando mi sono assopito. Non so niente di Odino nè altro. Sono, nè più nè meno, lo stesso che ero prima di eclissarmi. Forse avevo davvero bisogno di una pausa, credo di vedere le cose con maggiore chiarezza. Un pensiero l'aveva attraversato, di colpo: ora sapeva. Dimmi, fratello, come vanno le cose qui?
- Non così male: i Vanir sembrano più calmi del solito e persino i Giganti sembrano presi da altro. Ora che ci penso, pare tutto troppo calmo.
- Sono sicuro che sei un monarca migliore di me, Prode Balder. Continua il tuo lavoro, io devo andare a Midgard.
- A Midgard, mio signore? Perchè mai?
- Balder, dov'è il mio fratellastro?
- Non ne abbiamo notizia da diverso tempo, non sappiamo dove sia. Ma, rispondete...
- Una preghiera. Rispose Thor, solenne.
- Una preghiera? Ripetè.
- Si, una preghiera. Forse la più forte che abbia mai sentito. Una preghiera collettiva, fortissima, che è stata capace di scuotermi dal torpore che ho volontariamente abbracciato.
- Da Midgard...
- Esatto, Prode Balder! Una richiesta dal Reame di Mezzo.
- E quindi tornerete lì...
- E' così. Thor torna sempre a Midgard!

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