lunedì 25 febbraio 2019

Vespertilio - Il Girotondo delle Dimensioni

Avventura di Vespertilio. Un inseguimento del Giullare attraverso le dimensioni. Ci saranno un sacco di Batman in questa storia.

Il "Museum Scientiae", curiosamente vicino alla "Basilica" sembrava il primo posto svaligiato, nell'ordine. In seguito, vennero derubati diversi privati, tutti ricercatori dell'Università Pontificia o megalomani col pallino dell'elettronica. L'ultima persona, una donna di oltre cinquant'anni quasi sconosciuta a tutti, era stata anche uccisa a sangue freddo. Bruno potè osservare ad occhio nudo, e facilmente, almeno venti coltellate, date in tutti i posti possibili: la bocca, inoltre, era stata "allargata" in un sorriso innaturale sempre a causa di alcuni colpi di coltello che le avevano aperto le guance. Vespertilio aveva già delle idee in proposito, ma digrignò lo stesso i denti quando vide una carta francese spuntare da una delle ferite da taglio. Era una carta con la medesima illustrazione che aveva visto tempo prima, ovviamente lorda e sozza di sangue e altri fluidi corporei. Da li, collaborando con i mezzi della milizia, era riuscito a ricostruire una specie di "movente". Il Giullare, perchè sembrava evidente ormai fosse lui, stava seguendo una specie di percorso alla ricerca di tutti gli scienziati da derubare che potesse trovare. Arrivarono a questa conclusione dopo un duro e lungo interrogatorio all'Arlecchina e dopo aver controllato la refurtiva: si trattava sempre di congegni di vario tipo e dimensione. Apparentemente stava costruendo qualcosa o, come dedusse Bruno, li stava dando a "qualcuno".
Il Giullare è sicuramente un genio, ma non mi sembra il tipo di genio che costruisce cose così complicate. Io credo sia più uno da "successo immediato" col minimo sforzo.
Era rimasto vago con Gordio, non voleva dirgli del Gorilla, ma nemmeno fuorviarlo. Quanto a quest'ultimo, invece, era apparso nelle prime pagine dei giornali dopo che aveva urlato in diversi luoghi pubblici di essere "il primate più intelligente del mondo". Nessuno ha capito se fosse ironico o no, nè era riuscito a comprendere se fosse davvero una scimmia o quello fosse solo un costume. Ebbene, ogni volta che avveniva una di queste dimostrazioni, il soggetto appariva con un giocattolo nuovo. Proiettori, piccole macchine volanti o diavolerie peggiori. Ovviamente era inviso alla Curia, che mai aveva visto di buon occhio certe cose.
Era la solita storia, volevano il monopolio delle invenzioni e dei brevetti e compravano tutto quello che non riuscivano a corrompere. La dritta principale, stranamente, venne proprio da un'indagine in tal senso.
Era stato Duccio a pensarci.

Probabilmente non li ha scelti a caso, sembravano tutti tipi strani. Aveva detto. E il vigilante si diede da fare, credendo che l'intuizione del giovane potesse condurre a qualcosa di importante. Questo era successo poco prima di scoprire l'omicidio della donna.
Aveva scoperto in poco tempo che tutte le vittime avevano avuto problemi con i Preti, per un motivo o per un altro. Avevano avuto la sgradevole idea di rifiutare i soldi prima e le minacce dopo. Interessante. Forse il Bianchi desidera, in questo modo, far ricadere la colpa sulla Chiesa e sui suoi ipotetici Zeloti. C'era un gran parlare di queste figure che ormai avevano contorni mistici: si dice fossero sicari vestiti di bianco, col dovere sacro di proteggere la "Chiesa di Dio sulla Terra" dai suoi nemici. Come tutte le leggende, però, nessuno li aveva visti ne vi erano prove della loro esistenza. Quanto a Bruno, lui credeva fossero una fandonia, o meglio che in passato avessero davvero agito, ma che ora erano stati sciolti, in quanto gli omicidi di questo tipo potevano creare martiri. E la Curia stessa, avendo avuto essa stessa martiri, sapeva quanto potere era riposto in loro dal popolino.
Gli omicidi di questo tipo erano lentamente calati col tempo, sostituiti da un blando istupidimento dei media ad opera del "Consorzio per la Verità", il braccio propagandistico del Papa. Qualcuno se ne era accorto, altri meno. Questo perchè i turni di lavoro di dodici ore non lasciavano molto tempo alla speculazione. Una persona tornava a casa a pezzi, accendeva il televisore e recepiva tutto senza difese. E pagava le tasse.
Il Giullare aveva rievocato queste figure, chiamate così a causa del passato di Gesù Cristo, una figura che Vespertilio credeva ben poco reale (o almeno dubitava che fosse proprio come descritto nei libri sacri). Ma lui non aveva abboccato, anche se la figura nella ferita della donna era un'altra chiara sfida.
Entrare in competizione con quell'uomo avrebbe sfiancato persino il più resistente degli uomini e la persona con più autocontrollo. L'omicidio della signora aveva dato la scossa a Vespertilio, finchè si trattava solo di furti era tutto molto fumoso. Inoltre il fattaccio delle ragazze non aveva, in nessun modo, aiutato Bruno a dormire, oltre ad avergli creato altri problemi. Era sempre un vigilante, ma qualcosa si era rotto, almeno momentaneamente. Quella barbara esecuzione, a scopo di furto, aveva ridestato il (non così) vecchio combattente. E, dopo un pò di tempo passato al suo schermo personale, aveva ridotto i candidati di un possibile furto a soli due nomi.

Mandò Duccio in quello che lui riteneva meno probabile, con l'ordine di raccogliere solo informazioni e seguire eventuali minacce. Ovviamente sarebbe stato tracciato con una microspia. E tutto questo sarebbe valso anche per sè stesso, Alfredo lo avrebbe tenuto d'occhio dal suo Antro. Perciò andò a prepararsi, come l'ultima volta, pronto a fermare il crimine di nuovo. Magari senza il morto questa volta. I morti, anzi.
Duccio doveva andare a piantonare la casa di Edoardo Nigma, pazzo inventore con una certa fissazione per il colore verde, mentre Bruno sarebbe andato davanti all'abitazione di tale Alessandro Lutero, un tizio famoso in zona per avere "la testa più lucente di tutti", poichè pelato. Ah, era famoso anche per farneticare tantissimo riguardo certi alieni il cui nome sembrava iniziare per "k". Attivato il visore notturno, si impegnò a spiare l'appartamento dall'unica finestra che vedeva. Era sul letto insieme ad una donna. Però... E' proprio una persona di buon gusto! Pensò sorridendo involontariamente. Neanche dieci minuti dopo, sentì dei rumori provenire dalla strada poco distante. Erano una mezza dozzina di persone, tutti mascherati come se fosse "La Notte dei Mostri" delle festività pagane. Era una festa illegale, ma qualcuno ci provava, ogni anno, a fare qualcosa. Nel gruppo, uno era visibilmente più grosso degli altri e aveva le braccia insolitamente lunghe. Istintivamente, per intuizione, Bruno pensò al Signor Gorilla. La corporatura poteva essere simile. Doveva intervenire, anche nella sua palese inferiorità numerica. Prese una bomba dalla cintura e la lanciò ai piedi degli uomini, non appena furono a pochi metri dalla porta. Questa volta, però, Bruno aveva già attivato il visore e si buttò nella mischia senza nessuna esitazione. Le figure intorno a lui tossivano e si muovevano come ubriachi, cercando di capacitarsi della situazione e capire cosa stava accadendo. Senza nemmeno perdere un secondo, Vespertilio colpì uno sulla maschera, dove doveva essere la mascella, dislocandola, poi lo proiettò. Come ultima cosa, gli spezzò un braccio. Avvenne tutto in due secondi o meno. Poi si diresse verso quello più vicino e lo colpì con il calcio al ginocchio, piegandoglielo in maniera innaturale, infine lo mandò a dormire con un colpo alla gola. Il terzo, che ancora tossiva nonostante l'efficacia della bomba stesse diminuendo a vista d'occhio, aveva appena notato fosse una donna, ma non ebbe sconti: la colpì con una gomitata sulle costole, incrinandogliene un paio. Come ultima cosa, la lanciò verso il nemico più vicino, facendoli finire entrambi a terra.
Silenziosamente colpì la faccia del quarto, appena finito a terra a causa del peso della donna.

Prese due dei suoi coltelli, pronto a lanciarli verso gli ultimi due, quando notò una pistola puntata verso di lui. Il fumo ormai si era diradato, perciò quello non poteva sbagliare. L'impatto gli troncò il fiato e lo fece cadere sulla schiena, un dolore fortissimo alla spalla sinistra.
E' lui! E' lui! E' il messer pipistrello puzzone!
Inavvertitamente, il vigilante parve sorridere. Non erano rare le battute sul suo cognome e quell'insolita coincidenza aveva dell'irreale. L'ultimo iniziò a calciarlo mentre era a terra. Al terzo attacco, Bruno riuscì ad afferrargli la gamba e a torcerla. Ma qualcosa andò storto, dato che non riuscì a slogargliela come aveva sperato. La gamba sembrava più forte e resistente, quasi "non umana". Riuscì comunque a fargli perdere l'equilibrio, questo gli diede il tempo di alzarsi con uno scatto, diretto verso il Bianchi (ormai era chiaro fosse lui, anche con la maschera) che, libero dall'ingombro del "gorilla", stava per sparare di nuovo. Il vigilante diede un colpetto alla canna dell'arma, che fece fuoco in aria.
Partì un furioso corpo a corpo, attività in cui Vespertilio era avvantaggiato in quanto possessore di una corazza che lo rendeva quasi imbattibile per un semplice umano: anche parare un colpo era per il Giullare fonte di grande dolore. Dopo essere finito a terra per la terza volta, era sul punto di arrendersi, o almeno così credeva il pipistrello, quando sentì un colpo alla schiena talmente forte da rimanere intontito per diversi secondi. La scimmia si era strappata la maschera, rivelando il volto di un primate. Colto alla sprovvista, l'eroe fece un balzo indietro. Il Giullare, intanto, era entrato nella casa di Lutero, indisturbato. Bruno, impegnatissimo com'era a difendersi da quei colpi pesanti come badili, non potè far niente. SI ritrovò avvinghiato in una gara di forza, palmi contro palmi, risolta da una testata che, credette, aveva rotto il naso all'animale. Poi continuò con una scarica di pugni, nell'esecuzione molto simile al pugilato antico, riuscendo a guadagnare un vantaggio. L'altro, col naso gocciolante, sicuramente avrebbe respirato a fatica.
La mischia ricominciò, ma dopo pochi minuti tornò il Bianchi. Urlò. Hai visto, stupida scimmia? E tu che credevi di essere l'unico con la memoria fotograficaahaa ahahah! Gridò sventolando una scatola di scarpe. Il rumore all'interno fece capire al pipistrello che non fosse affatto vuota. Che avete in mente di fare, bastardi? Urlò Vespertilio. Sperava di guadagnare tempo per inventarsi qualcosa, ma di certo non poteva tenerli a bada contemporaneamente. Non se uno di loro aveva quella forza.
Andiamo a fare un giro! Rispose il criminale e iniziò a correre. Il combattimento è fatto di piccoli attimi e il tempismo è tutto. Bruno lo perse momentaneamente per seguire il suo avversario con lo sguardo, leggerezza che pagò subendo un colpo alle tempie. Cadde stordito.

Dieci minuti dopo, passati da semi addormentato, riuscì a trovare la forza di rialzarsi. Dalla cintura prese perciò un dispositivo e lo accese. Una mappa bidimensionale di Roma apparve sullo schermo, con un punto rosso che stava fermo. Durante la lotta era riuscito ad attaccare una piccolissima microspia sul corpo del bestione. Alzandosi, premette un tasto sul medesimo dispositivo. La schermata di CheCosAPP apparve immediatamente. Chi avrebbe mai detto che il vigilante di Vaticham City aveva una predilezione per quel genere di cose? Registrò un messaggio vocale per Duccio.
Il Giullare è stato quì. C'è stata una colluttazione ma è fuggito e ora intendo andare a cercarlo. Non venire, potrebbe essere molto pericoloso. Attento invece a Pinguino, che pare sia tornato in città.
L'ultima cosa era una balla, atta a tenere occupato il suo ragazzo mentre lui si occupava delle cose serie. Salì sui tetti, quindi, per inseguire i suoi nemici. Il Pettirosso avrebbe sentito prima o poi il messaggio, forse molto tempo dopo (dato che credeva uscisse senza, non avendo tasche a sufficienza), ma sarebbe successo. Bruno si sentiva apposto con la coscienza.
Tramite le sue doti di corsa acrobatica arrivò all'ennesima catapecchia della città. Buon dio, sembra che tutti quì amino vivere in posti come questo! Pensò.
Temendo una catastrofe impellente, sfondò la porta con un calcio e corse attraverso il corridoio che aveva davanti. Non incontrò nessuno e, appena entrato in una sala enorme, notò il congegno.
Non aveva parole per descriverlo, ma sembrava pulsare ed era pieno di cavi. Luccicava. Più di qualsiasi cosa avesse mai visto. Il gorilla stava premendo dei tasti sulla tastiera di un computatore, mentre il Giullare giocava al telefono. Probabilmente non si aspettavano visite: questo era forse il motivo per cui erano soli.

Lo notarono.
Merda! Tienilo occupato mentre finisco gli ultimi ritocchi! Il Giullare nemmeno rispose e, presa una mitragliatrice, sparò tutto intorno alla figura di Vespertilio che, però, si era messo preventivamente dietro una parete.
Ho capito che è successo! Urlò.
Hai capito che morirai?!
Avete rubato componenti per tutta la città per costruire questa... "Cosa"! Volete fare un giro dove? Vola, quest'affare?
Ma sentiva solo spari. In tutti i momenti, in quell'avventura, aveva pensato a cosa potesse significare quella parola, "Gotham". Suonava incredibilmente e stranamente familiare, inoltre la similarità con il nomignolo della sua città lo inquietava. La cosa certa, o quasi, era che quell'oggetto non poteva volare, data la forma quasi perfettamente sferica che aveva. Sembrava invece predisposto a tutt'altro tipo di viaggio.
Volete viaggiare nel tempo, pazzoidi?
Quasi ahahahahahahah!
Nello sparare, il Giullare si era avvicinato. Lo "scienziato" era ancora attaccato alla sua postazione, vicino alla sfera. Vespertilio a circa dieci metri da lui e il Bianchi in mezzo.
Fu allora, quando il Gorilla aveva apparentemente finito di battere i tasti, che il pipistrello si decise. E sparò con Harpago, verso il computatore.

Poi accaddero diverse cose.

I colori si "deformarono".
I suoni persero colore.
Lo spazio parve accartocciarsi, mentre i tre esseri urlavano.
L'onda d'urto azzurrognola della sfera li colpì in ordine di vicinanza. Scomparvero uno ad uno.
Un vortice di colori bizzarri assalì gli occhi di Bruno, che urlava come se stesse per morire. O forse, dopotutto era già morto. Stava sperimentando l'aldilà.
Poi tutto divenne bianco.

Infine, tutto nero. Il vigilante chiuse gli occhi. Poi li riaprì.

Era in una stanza. Così simile a quella precedente da far venire i brividi, solo i colori sembravano tutti "più spenti", come se fosse notte o l'atmosfera fosse diversa da quella che ricordava. Si alzò, tastandosi. Nulla di rotto. Perlustrò ogni spazio, ma era solo. Allora decise di fare il corridoio fatto pochi minuti (ore?) prima, uscendo all'aperto. La visione lo lasciò senza fiato.
Palazzi neri, enormi, pieni di vetro e con una architettura barocca. Insegne luminose ovunque e una quantità di scritte talmente elevata da sovraccaricarlo di informazioni in un attimo. I rumori erano molto diversi e alieni, ma la cosa che si sentiva, nonostante tutto, era una certa oscurità, come se quel mondo fosse stato creato partendo dal nero.
In cielo una luna piena perfetta e lattiginosa splendeva come un sole su alcuni zeppelin che, apparentemente, pubblicizzavano prodotti. La puzza era di fogna. Una persona con gli auricolari lo urtò.
Ehi, amico! Ma... Si interruppe non appena Bruno lo fissò. Ma che cazzo sei? Batman? Sei un nerd in cosplay da Batman cavaliere? Ma che coglione! E se ne andò. Particolare interessante, parlava in inglese.
L'inglese si parlava a Vaticham City ma era poco frequente. Era molto più usato l'italiano (usato molto dagli oppositori della Chiesa), ed ovviamente il latino. Ma lui non aveva problemi a parlarlo.
Una cosa lo colpì. Batman, uomo pipistrello. Mi aveva chiamato così la stampa, per un periodo. L'analogia col mio nome è evidente. Preso da un'improvvisa illuminazione, salì sul tetto, come soleva fare nella sua città.
No, non abbiamo viaggiato nel tempo. Disse tra sè e sè. Guardava il pipistrello gigante che campeggiava sulle nubi, poco distante. Fu una conferma per lui, la penultima. L'Evocatio. Si prese il mento fra le mani, ora un poco incredulo. Ma la figura che gli si palesò davanti distrusse all'istante ogni dubbio.
Buonasera, "collega". Disse Batman, quello senza l'armatura. La sua faccia, o quel poco che si intravedeva dalla maschera, non aveva nessuna espressione. Bruno ne era sicuro, lui sapeva qualcosa, sicuramente più di lui. Salve... Batman. Dire quell'ultima parola lo lasciò prosciugato.
Dobbiamo parlare. Disse il nuovo arrivato, la sua figura completamente nera. Vespertilio rispose dopo aver deglutito. Si, dobbiamo proprio.

Non abbiamo viaggiato nel tempo, no no... Abbiamo viaggiato nelle dimensioni.

- Vediamo se ho capito bene... Disse Bruno, guardando il camino.
- Seguendo il Giullare, che tu chiami "Joker", sono entrato in un vortice spaziale, o boh, che mi ha portato in una versione della Terra diversa da quella che conosco, in cui la Chiesa è uno staterello dentro l'Italia (uhm) e in cui c'è un me alternativo che, di nuovo, casualmente, ha un nome molto simile al mio, ma in inglese. Bruce Wayne, no?
- Esattamente.
- Non riesco a essere convinto.
- Provo ad indovinare. I tuoi genitori sono morti in maniera cruenta. Non usi armi da fuoco, né uccidi i criminali. Hai una strana fascinazione per topi volanti. Ti riempi di giocattoli pericolosi, ma non troppo. Monocromatico, col maggiordomo che ti ha cresciuto. Il costume emana cattivo odore dopo che lo togli... Devo continuare?
- Come fai...? Disse, sapendo già la risposta.
- Io sono te. So tutto di te. Fra un'ora, o poco meno, tu saprai tutto di me e continueremo a parlare. C'è molto di cui discutere e poco tempo, ma certe cose vanno fatte con criterio.
- Che devo fare? Bruno mostrava le debolezze solo a se stesso. Mai più vero di ora.
- Fatti un giro, cerca di capire cosa sai e cosa credi di sapere. Gli mise una mano sulla spalla. Ti capisco. Ci sono già passato.
Bruno non disse nulla, si alzò dalla sedia solamente.
- E non temere, tu sei Batman. Suonava infinitamente meglio di Vespertilio. Bruno non gradiva quella sensazione, come quasi tutto quello che gli era capitato negli ultimi minuti.
E visitò Gotham City, coi vestiti che Bruce gli aveva dato.

Dejavù.
E' la sensazione principale che sentiva il viaggiatore. Il ristorante di Falcone, il più grande, era lì dove pensava fosse. Riconobbe la stazione di polizia (della milizia?) senza volerlo, la facciata dell'Arkham Asylum era sempre là. Non ci era mai stato, ma sapeva tutto. Si sentiva quasi come un imbroglione o un truffatore. La cosa assumeva risvolti più comici sapendo che la sua città stava da tutt'altra parte anche da un punto di vista geografico. Ma quella città oscura e gotica aveva anche la stessa planimetria e, Bruno ci avrebbe scommesso, anche la stessa popolazione e densità. La cosa più strana, dunque, era la diversa illuminazione e architettura. Se era vero che la storia era andata diversamente, nonostante "molto" fosse rimasto uguale, e che la Chiesa fosse (almeno sulla carta) molto meno potente, lo si poteva ben vedere. Il nero e il grigio dominavano tutto ma, forse a causa di questo, le insegne sembravano più forti che mai. Sembrava un paradiso (un inferno?) luminoso e pacchiano, fatto di pubblicità mobili e quasi olografiche. La puzza, però, era diversa. Più americana? Si accorse che quel pensiero era strano, non era suo. Forse il viaggio aveva offuscato o alterato i suoi soliti schemi di pensiero, forse la traversata stava avendo i suoi effetti. Forse anche il mio doppio starà sperimentando qualcosa di simile.
Dopo un pò di tempo, tornò alla dimora. Esplorò la Bat-Caverna, diede un'occhiata ai gadget e alle automobili (che a lui ancora mancavano). Alfred lo trattava con uno strano distacco misto a gentilezza. Il naufrago pensava che stesse cercando di trattarlo come se fosse davvero il padrone, ma che non fosse così facile. E come dargli torto...
Anche la vita privata e senza maschera del suo "salvatore" era simile alla sua: famiglia potente (ma non nobile), serate di gala, eredità, soldi a palate, donne e pettegolezzi. Anche le stesse voci, dette da persone e giornali simili.
E' tutto così inquietante.
Non era sicuro di aver trovato riferimenti alla storia della Casata Wayne, ma non aveva nemmeno cercato così a fondo. Andò al bagno, che era uguale al suo, dopodichè andò da Bruce. E sapeva dove andare, per i soliti motivi. Lo trovò che digitava al computer, sorprendendolo. E' inutile che cerchi informazioni sulla mia realtà, sai benissimo che è inutile. Bruce rispose. Stavo approfondendo le mie conoscenze italiane, su Roma e...

... e il Clero. Tu sei me, ricordi? So tutto. Parlando ci scambieremo informazioni. Bruce annuì. Il suo doppio aveva parlato col tono di voce condiscendente suo (di chi?) tipico. Era come parlare con uno specchio.
Tre ore dopo, ogni vigilante sapeva perfettamente tutti i dettagli, o quasi, della vita dell'altro: aiutanti, nemici, segreti, avventure, problemi, cibi preferiti e gusti musicali. Per non parlare dei gusti sessuali (di cui non parleremo, perché si tratta di gentiluomini), alimentari e d'intrattenimento. Dè Guani scoprì quindi la storia dei vari Robin che si erano succeduti, temendo per il proprio. Non temere riguardo quello, ho visitato delle realtà in cui non c'erano "i Robin", ma un solo "Robin". Io e te siamo sorprendentemente simili, ma non perfettamente uguali. Non tutto combacia. Questo servì a rilassarlo, anche se iniziava a sentire un forte mal di testa.
Poi parlarono del Joker, o Giullare. Bruce Wayne, il "Batman" locale espose la sua folle teoria come se fosse la cosa più normale del mondo. Prima che tu arrivassi, alcuni giorni fa, i miei macchinari rilevarono una quantità incredibile di particelle quantiche fuoriuscire da quella che sembrava una casa, nei quartieri bassi. Ho settato la mia tecnologia per avvisare quando succede qualcosa di "insolito". Essendo tutto ciò molto strano, ed essendo io stesso stato allertato tramite segnale acustico, sono andato a controllare. Ovviamente non trovai niente ma, tramite le telecamere cittadine, riuscii a ricostruire qualcosa: apparentemente erano arrivati due personaggi: un tizio molto simile al Joker, così simile da spaventarmi per la somiglianza e un uomo grosso come Gorilla Grodd. In realtà era arrivato prima il Gorilla, e mi aveva allertato. Poi, mentre viaggiavo, deve essere suonato l'allarme di nuovo, questa volta per il tuo Giullare. In ogni caso li ho persi entrambi, dato che il posto era molto lontano da quì. Pausa. In breve, sei arrivato per terzo... Una volta è successa anche a me una cosa simile, e finii in ben altro posto, ma con un ritardo. Probabilmente dipende dalla distanza che intercorreva tra te e il fulcro, la macchina. Credo sia per questo che sei arrivato per ultimo.
Bruno non disse niente, ma aveva ben compreso. Da come parlava Batman, era evidente che i nemici facevano parte del pacchetto come tutto il resto. E da come parlava di questo "Joker" era evidente che lo temeva. Chiese come mai, secondo lui, si fossero fatti vivi quì e se fosse stato casuale.
Non lo so il perché, ma ho delle idee. Inoltre, il Joker è evaso da Arkham mentre eri fuori. E' ovvio... Si fermò.

Vespertilio finì la frase, dopo pochi secondi di vuoto. ... Che qualcosa bolle in pentola!
Solo in quel momento si rese conto anche della incredibile somiglianza somatica del suo doppio. Nonostante i suoi tratti fossero mediterranei e quelli dell'altro no, era evidente un collegamento.
Poi parlarono del piano. Infine uscirono, in costume. Insieme. Il "Dinamico Duo", di nuovo, ma senza Robin. La stampa locale, abituata alle sempre nuove reclute della Bat Family, non se ne stupì più di tanto, ma l'articolo che uscì in prima pagina l'indomani aveva il seguente sottotitolo: "I due Cavalieri Oscuri sono stati visti sui tetti ieri sera e, apparantemente, uno era davvero un Cavaliere!"

Quella notte seguirono tracce, interrogarono persone, giunsero alla meta. Lì Vespertilio, ammirato dall'abilità del collega, ebbe uno strano senso di dejavù, ancora una volta. Un capannone, un macchinario gigante, ma il doppio dei personaggi. le due versioni del Gorilla e del Bianchi sembravano come bambini in un asilo. Schiamazzi, dispetti e risate sovrastavano tutto. I due Joker risero come se avessero appena visto un fantasma estremamente divertente.
- Eccoli, i due pipistrelli! Uno antico, uno moderno. Diversi, ma stupidi allo stesso modo! I più pazzi di tutti, ma che non hanno mai messo piede in un sanatorio, curiosamente! Parlarono all'unisono, come se fossero marionette rette dagli stessi fili. Era evidente che apprezzavano l'evenienza, ma avevano altri piani, perché, poco dopo, successero due cose: i due Gorilla vennero spinti via e i due Giullari scomparvero, si volatilizzarono in un lampo azzurrognolo.
I due primati, stupiti, non opposero una gran resistenza. Sembravano sotto shock, ma il rancore per essere stati traditi, o almeno questo apparve dai loro discorsi, li aveva resi docili. Non erano a conoscenza dei piani dei due pazzi, ma confermarono almeno in parte le idee che i due pipistrelli si erano fatti al riguardo. Poco tempo dopo, le due scimmie vennero divise, quella locale finì ad Arkham, dopo mesi di latitanza. L'altra invece venne costretta, suo malgrado, ad aiutare i due detective in nero. Si fecero spiegare il funzionamento della macchina, le frequenze, parlarono per più di due ore e i due Bruce/Bruno carpirono ogni singolo elemento. Per vedere se avevano compreso, spedirono il Gorilla di Vespertilio nel proprio universo: ed effettivamente sparì in un lampo anche lui. Fu allora che, scherzando, Bruce Wayne chiese.
Non abbiamo pensato a come essere sicuri che tutto sia andato bene. Ma sapeva già la risposta, era come un copione letto dallo stesso autore. La risposta era: Te lo dirò in qualche modo quando tornerò a casa. Per ora, un problema in meno. Ora dobbiamo seguire quei due. Senza perdere tempo, regolarono di nuovo la macchina sferica. Uno dei due disse di poterla perfezionare con sufficiente tempo e limitare il margine di errore, l'altro disse che era in grado di farlo anch'esso.
Si augurarono buona fortuna per il successivo Batman che avrebbero trovato. E anche il successivo Joker. E tutti gli altri, personaggi di un dramma già visto. Cambiavano solo i costumi, come in una "moderna" interpretazione di un'opera Shakespeariana con l'ambientazione cambiata. Ah, nel mondo di Vespertilio il drammaturgo era, ovviamente, italiano. Il suo (discutibile) nome era Guglielmo Scuotilance, ma questa è un'altra storia.
Si tennero per mano, nonostante la smorfia di disgusto che pervase entrambi, per evitare di essere risucchiati in posti diversi, dopodichè premettero il fatidico pulsante.

Di nuovo, un caleidoscopio di immagini, sensazioni, odori, storie e personaggi. Le loro figure si allungarono, poi rimpicciolirono, cambiarono colore, in seguito vennero catapultati in un nero assoluto e primordiale. Infine, in una nuova realtà.
Apparentemente molto simile alle loro, ma con leggeri cambiamenti. L'arrivo non fu brusco e lo shock culturale non durò a lungo. Il mondo in cui erano finiti sembrava simile all'età Vittoriana, quello che nel mondo di Batman era chiamato "steampunk". Lì presero accordi con il vigilante locale, chiamato sempre Batman (Bruno la prese un pò male) e gli dissero quello che secondo loro stava succedendo. Si erano riuniti in uno zeppelin color rosso fiammante. Bruno prese la parola e si presentò, parlando anche del suo amico. Tutti sapevano tutto di tutti e questo era strano. Molto strano.
Interrogando i Gorilla, abbiamo scoperto che i Joker parlavano di "assemblare un'armata". Non sappiamo di preciso a cosa si riferisse ma, contando che è finito da queste parti, crediamo vogliano riunire tutti i Giullari delle dimensioni per creare un'armata inarrestabile... E uccidere tutti i pipistrelli. Si, sembra una trama folle e incredibile, e non abbiamo prove, ma... Insomma, parliamo di una persona non troppo a posto. Annuirono tutti. E continuarono a scambiarsi informazioni.
Quel mondo era curioso e particolare. Si viveva benissimo anche senza la tecnologia "moderna". Bruno pensò che la corsa alla tecnologia era futile e fine a se stessa, ci sono limiti da non superare (in negativo e in positivo), ma si vive bene anche con poco. Corsero su palazzi, in cieli pieni di smog, solo per vivere un'avventura simile alla precedente. Il medesimo covo: con tre nemici al posto di due o uno. Curiosamente, senza Gorilla. Vespertilio quasi ebbe un mancamento a rivedere la stessa scena, ancora una volta. La vicenda aveva assunto un contorno "spaziale", eppure perché sembravano internati in un loop temporale? La spiegazione più logica era che spazio e tempo erano collegati in qualche modo arcano. Del resto, anche tutte le tecnologie del mondo (dei mondi?) non erano giunte a spiegare ogni cosa, forse dei misteri sarebbero rimasti per sempre. Questo pensò Bruno, in una frazione di secondo, mentre si preparava, prendendo in mano la spada rinfoderata, alla lotta che sarebbe iniziata poco dopo.
I supereroi chirotteri, da che mondo e mondo, erano "preparati al peggio" e "alle cose più strane" in virtù del loro essere Batman. Era la matrice cosmica indissolubile di quegli uomini, fatti tutti con lo stesso "stampino". Ogni Wayne era al corrente di tutto quello che accadeva nel suo mondo e pronto ad accogliere altri se stessi in virtù del fatto che erano copie di se stesso. Era tutto già scritto. Anche per i Joker era lo stesso, ma, per definizione del personaggio, loro non avevano (hanno?) la stessa strumentazione degli eroi, motivo per cui, nonostante il vantaggio racimolato nei viaggi temporali, finivano per essere sempre sorpresi prima che potessero attuare un nuovo viaggio.

O forse, semplicemente, il "demiurgo di tutto" aveva voglia di divertirsi, ponendo sempre le medesime situazioni.

I vigilanti si gettarono sui rispettivi nemici e iniziò una furiosa baraonda. Fisicamente, i Wayne/Dè Guani erano superiori, ma gli avversari non erano sprovveduti, essendosi ricoperti anche loro di un'armatura di colore verdastro, probabilmente proveniente da quel mondo. Il Batman "normale" sbattè la testa del suo nemico sul macchinario, sferico ancora una volta, attivando delle luci. Fu allora che il Giullare colpì Bruno alla pancia con il suo stivale rinforzato, facendolo cadere dalle scale che aveva visto tutte le volte vicino al macchinario.
Staccò un pezzo dall'enorme dispositivo, grande all'incirca come un telecomando per il televisore della realtà di Bruce Wayne del "secondo" universo, poi, sul punto di premere un tasto, venne placcato da Vespertilio. Finirono a terra, dove iniziò un furibondo incontro di lotta. Anche in quel campo il Bianchi si dimostrò un bravo combattente anche se, dopo molte evoluzioni, Bruno riuscì a rompergli un gomito. Il "crack" risvegliò nel nemico un furore nuovo. Dè Guani venne colpito al naso che, nonostante la protezione, si ruppe per l'ottava volta. Intanto, gli altri Batman avevano sopraffatto fisicamente i propri avversari (e questo fece un pò storcere il naso rotto al cavaliere Dè Guani), perciò si gettarono sul Bianchi per avere ragione di lui, ma lui scomparve di colpo. Il Batman "steampunk" diede un'occhiata al macchinario, ricordando le parole che si erano scambiati poc'anzi. So farlo funzionare. Si scambiò un'occhiata con l'altro Batman. Era la prima volta, si accorse Bruno, che lo sentiva parlare. Gli pareva incredibile che prima avessero parlato loro due, ma apparentemente...
Continuò: Vai anche tu, seguilo, fermalo! E' solo, anche se proverà ad arruolare, credo, altri come lui! Vespertilio rispose. E voi? Come faccio a tornare? Come lo seguo se cambia ancora? Domande cretine, gli risposero come avrebbe risposto lui. Fidati. Del resto, noi siamo Batman. Pausa. Sei tu che devi chiudere la faccenda, da solo. Noi ti aiuteremo, dal momento che siamo una famiglia... O quasi. Vespertilio pensò ad una famiglia fatta di persone identiche, ma con magliette diverse. Questi viaggi hanno provato a sufficienza il continuum spaziale, non appesantiamolo ulteriormente. Inoltre, in due ai macchinari è meglio. Al tuo arrivo, capirai.
Settarono la macchina sulle ultime coordinate immesse e Vespertilio scomparve. Un altro viaggio astrale ebbe inizio, questa volta gli parve di vedere diverse figure umane ridere nello spazio, vide altri Robin nuovi. Cose che non aveva mai visto, cose che vedrà e cose che non avrebbe mai osservato si fusero nella figura di un pipistrello gigante. O forse fu solo nella sua testa. Fatto sta che, questa volta, all'arrivo, vomitò copiosamente. In quale universo ho mangiato l'ultima volta?Pensò.

Era approdato in una zona desertica, ma alcune costruzioni, in lontananza, facevano sembrare quel mondo simile alle zone che Vespertilio aveva visto nello Shogunato. Senza sapere perché (o forse si?) sollevò gli occhi al cielo: un uomo vestito di nero si stava avvicinando a lui, attaccato ad uno strano marchingegno. Bruno poté vedere il kanji "蝠", fuku, scritto dietro l'uomo, sulla superficie dell'aquilone (perché di questo si trattava). Significava pipistrello, lo ricordava bene. Poco dopo l'uomo arrivò a terra, senza emettere nessun rumore. Era abbigliato come uno shinobi di quelli che aveva visto in quelle lande lontane. Gli mise nelle mani un oggetto a forma di parallelepipedo e un biglietto, poi volò via senza una parola. Vespertilio non fece domande, nè a sè stesso nè a nessun altro. Il biglietto, scritto in latino (tranne che per alcuni "neologismi"), diceva:

"Alla cortese attenzione di Vespertilio,
l'oggetto che Fukujin ti ha recapitato è una replica quasi identica a quella del tuo amico Giullare. In più, però, conoscendo la missione che devi svolgere, lo abbiamo dotato di un'ulteriore funzione: lo schermo che vedi è in grado di rilevare il suo gemello, in mano del Joker. Non chiederci come abbiamo già fatto tutto questo. Forse lo immagini, ma te lo confermiamo: il tempo scorre in maniera strana tra le dimensioni, qualsiasi cosa questo significhi.
Noi siamo te, tu hai tutte le risposte.

Batman"


E iniziò l'inseguimento. Il Bianchi sapeva di essere braccato, si sentiva il fiato sul collo. E, col braccio rotto, non si sentiva in grado di difendersi, perciò, non appena vedeva Bruno arrivare, attivava il congegno, conscio del fatto che sarebbe stato comunque braccato. Visitarono, nell'ordine:
un mondo innevato e percosso perennemente da venti gelidi, in cui le persone vivevano in caverne, unico riparo dal freddo, e con un Batman vestito di bianco e impellicciato; un mondo coperto da una tenebra fitta e impenetrabile, pieno di castelli altissimi e guglie, lì il giustiziere aveva i canini insolitamente lunghi e sembrava poco collaborativo; una dimensione in cui tutti sembravano animali antropomorfi ma dotati di parola, l'uomo pipistrello di quell'universo era, invero, un pipistrello (ma vestito da uomo); infine approdarono in un mondo all'apparenza simile a quello del Batman del primo universo visitato, e lì il Joker crollò a terra. Ogni volta, gli eroi si coalizzavano contro il rivale che, puntualmente rimaneva solo e, sempre puntualmente, il Batcavaliere lo inseguiva. Fino a quel punto. Il Bianchi sembrava sconfitto, ma non aveva perso il sorriso, anche se stava ansimando dalla fatica.
Batman caro! La confusione, a quel punto, era palese in entrambi i fronti. Tutta questa corsa! Per cosa, poi? Ci ho appena riflettuto: tu non puoi uccidermi! Non lo fai mai, non ti va, non puoi proprio! Che ci stai a fare qui? Dov'è il Ragazzo Meraviglia? Vespertilio, stanco come e quanto lui, si avvicinò al Giullare, grondante di sudore e odio. E' finita. Disse. Ma l'altro rideva. Rideva e si prendeva gioco di lui, e intanto metteva mano al telecomando. Ma questa volta Bruno non era disposto ad altri viaggi, la questione doveva finire in quel momento, subito. Lanciò un Pugio verso l'aggeggio, facendolo cadere e mandandolo apparentemente in corto circuito: piccoli fulmini sembravano scaturire da esso, insieme a del fumo. Bruno prese il Bianchi per il colletto e lo prese a pugni. L'altro si mise a ridere, una risata sincera come quella di un bambino. Sferrò così tanti pugni da perdere il conto, gli spezzò naso e denti, gli occhi divennero gonfi. Ma il riso non terminava, anche se la bocca era gonfia di sangue. Gli occhi iniettati di sangue dell'eroe erano visibili riflessi in quelli dell'avversario. Qualcosa stava cambiando in lui.
Qualcosa di imprevedibile, stava per succedere.

Le risate intanto continuavano e, per il nervoso, un pugno più forte degli altri fece cadere il Giullare sul dispositivo che, poco dopo, emise strani suoni. Vennero catapultati in un'altra realtà, ma questa era diversa. La differenza sostanziale era la mancanza di dejavù da parte del vigilante, onnipresente in quella rocambolesca avventura. Un mondo simile alla prima Gotham City che aveva visto, palazzi ovunque, gente, la luna. Ma mancava qualcosa. Lo schock, questa volta vero, di trovarsi in una tale situazione fece ululare Batman come un lupo su un dirupo. L'impotenza lo aveva fatto uscire di senno. Si era "spezzato". Fortunatamente non c'era nessuno in giro. Nessuno sentiva le risa del Giullare.

Nessuno vide Bruno spaccare il proprio dispositivo per la rabbia.
Nessuno lo vide sfoderare la spada.
Nessuno lo vide trafiggere il Bianchi, sbalordito e improvvisamente senza parole.
Nessuno lo vide piangere sommessamente sul cadavere di quell'uomo.

Fu solo all'alba che la netturbina di nome Cassie Smith di New York di Terra-725 notò il cadavere di un uomo, attorniato da pezzi di strana tecnologia, apparentemente qualcosa di rotto.

Lo S.H.I.E.L.D arrivò poco dopo.

Nessun commento:

Posta un commento