martedì 7 agosto 2012

Il Buio

Il Buio

Colonna Sonora: Broken Hands – Lamb of God (2009)



Quando mi svegliai era lì. Di nuovo.



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Non ricordo molto dell'incidente. Ricordo però che fu una cosa velocissima. Talmente veloce che ti sembra che non sia accaduto veramente. E' reale, senza ombra di dubbio, ma poi acquisisce la consistenza di un sogno. E' veloce e improvviso. Non ricordo nemmeno di chi era la colpa... Così, per logica, mi viene da dire che è colpa dell'altro. Dico così solo perchè ero sicuro di non aver sbagliato nulla. Stavo camminando tranquillo e beato nella mia carreggiata. Curva a sinistra, poi le scintille. Gli attimi successivi sono frammentari... Una sirena, una roba bianca, persone che mi mettono su un lettino, i soliti tubi. Capisco di essere in ospedale. Poi, non so come, mi addormento. La sorpresina mi aspetta al risveglio.

La prima cosa che penso è piove”. Lo capisco dal rumore fuori. Bene” penso. Mi è sempre piaciuto stare a letto mentre piove. Mi fa sentire bene l'idea di essere al riparo mentre fuori qualcuno si inzuppa d'acqua. E' un pensiero abbastanza cattivo, lo ammetto. Mi accorgo che la stanza è tutta al buio. Poi mi giro verso la finestra. Il grande vetro è leggermente coperto. Cerco di mettere a fuoco ma non riesco. E' un'ombra dalla forma vagamente umana. E' immobile. Un'ombra nella penombra della mia stanza. Detto così è divertente. Cerco di captare qualche dettaglio. L'immensa figura davanti a me ha sicuramente un cappello: riesco a vedere una testa e con essa delle “alette”. Deve avere qualcosa in testa.

Deve essere girato di spalle, altrimenti sarei stato in grado di vedergli gli occhi. Era un'enorme massa nera. Le mani sembrano piegate sui fianchi, gambe leggermente divaricate. Immobile, una statua. Sembra fissare l'acqua che cade e si infrange sulla finestra. Dico fissare anche se non gli ho ancora visto il viso... Ma è l'unica cosa che mi viene da pensare. Non si è ancora mosso.” Penso. Lo sto guardando da più di mezz'ora ormai. Sono stanco, dolorante. Non riesco a muovere niente (a parte gli occhi) senza sentire quella parte del corpo ardere. Non ci penso nemmeno a parlare. Mi fa troppa paura. Mi viene da sorridere pensando alla stranezza della scena. Non so più cosa pensare.

Tutto ciò va avanti per ore. Deve essere notte.” Lui è ancora lì, non si è mosso. “E' morto?” Ma ho paura di esprimermi. Egli potrebbe girarsi scocciato e farmi del male. E' un'attesa che inizia ad essere snervante. Una tortura cinese. Istintivamente penso al “sabato del villaggio” di Leopardi. I preparativi della festa e l'aspettativa della festa sono meglio della festa in sé.” Questo principio può essere applicato a tutte le cose. L'attesa amplifica qualsiasi cosa, nel bene e nel male. Di solito in male...” Penso a cosa potrebbe farmi appena si gira. E' chiaro che non c'è nulla di positivo in quest'uomo. O qualsiasi cosa essa sia. Fissare la pioggia in quel modo... Che significa?

La paura comincia ad impossessarsi di me. Lo fisso insistentemente, non tolgo mai lo sguardo. Devo sapere quando si girerà. Per quanto posso devo riuscire a capirlo con un minimo di anticipo. Anche frammenti di secondo... Non voglio essere totalmente impreparato. Potrei rimanerci... Non riesco ancora a parlare. Mi sembra fuori luogo. Intanto fuori continua a piovere. L'acqua sembra più violenta adesso. Il cuore comincia a palpitare più forte. Sono paralizzato. E' la totale ignoranza a paralizzarmi. Ignoranza... Come per la morte. Non sai cosa c'è dopo e questo ti uccide lentamente. Un processo che dura tutta la vita. Non proprio la cosa migliore a cui pensare, no?

Egli è ancora fermo. Mi è venuto improvvisamente sonno ma non riesco a dormire. Non in sua presenza. Devo rimanere vigile. Ma il signor Morfeo è forte... E dopo poco mi sconfigge.



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Sono in una stanza vuota e buia. Sto camminando verso la porta che sta dall'altra parte. Lentamente. Non ne capisco razionalmente il motivo, ma so che devo andarci. Devo assolutamente aprirla. Non importa nient'altro. Corro. La porta sembra allontanarsi. Mi arrabbio. Non scherziamo... E' solo una porta, diamine. Accellero il passo e la raggiungo. Afferro la maniglia. Un secondo per calmarmi, poi apro la porta. Dietro di essa Il Buio.



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Mi sveglio di soprassalto. E ne sono felice. Ho ancora davanti gli occhi il sogno, non riesco a mettere bene a fuoco gli oggetti. Poi quella massa nera informe si concretizza nella figura spettrale che stava davanti alla finestra. Ancora lui. E la paura ricomincia. Risvegliarsi da un incubo per ritrovarsi in un altro incubo, ma quest'ultimo è reale. Comincia a mancarmi il fiato. E' sempre lì, immobile, col cappello e tutto il resto. Per la prima volta mi viene l'idea, guardandolo, che possa indossare una specie di impermeabile, magari uno di quelli di colore giallo, quelli che ti aspetteresti da un perfetto englishman. Questo pensiero mi smorza un po' d'ansia. Ma ella è tenace, ritorna più incazzata di prima. Gode della sofferenza. Ma non intendo farmi sconfiggere, non ora. E' solo un tizio qualunque quello...

E allora perchè non smetto di tremare? Perchè mi sto lentamente allontanando dalla finestra (per come posso, sono sdraiato su un lettino)? Non lo so. E' l'istinto che mi guida. Quando la ragione brancola nel buio rimane solo esso. Cerco di non pensare, ma quella figura ormai ha invaso anche la mia testa. Non so farla uscire. Cerco di pensare ad altro, ma non riesco. Sono masochista? Mi sono sempre chiesto perchè non abbiamo il controllo totale sui pensieri. Perchè quando c'è qualcosa di brutto non possiamo fare a meno di pensarci... Egli è ancora lì. Non si è mai mosso da quando ho scoperto la sua presenza. Come fa a stare sempre fermo? Nessuno riuscirebbe a farlo!

I miei occhi sono ancora attratti da lui. La tensione mi sta uccidendo. Una pugnalata a intervalli regolari... Mi manca il fiato. Tuttavia, dopo tanti pensieri e tentativi, mi decido a parlargli. Apro la bocca. Tiro fuori una specie di “Salve.” Silenzio. Tutto tace. Cinque minuti dopo ci riprovo. Nulla. Mi sembra di morire lentamente. Perchè non mi risponde? Perchè non si muove? Riprovo a parlare ma un fulmine squarcia il cielo, la finestra si apre di botto ed entra una folata di vento. Col vento anche Egli si muove. Si butta su di me. Urlo più forte di quanto abbia mai fatto in tutta la mia vita.







Gli infermieri entrarono di corsa trovando il paziente già morto. Sul viso un'orribile espressione, sembrava morto di paura. Uno di essi si affrettò a chiudere per bene la finestra. Era rimasta sempre socchiusa da quando era arrivato quel paziente. Il vento l'aveva aperta e aveva fatto cadere quella strana pianta grassa sul lettino del paziente. La rimisero apposto. Nessuno capì mai.

1 commento:

  1. Figata anche questa. Cosa c'è da dire? Sei migliorato un sacco! Continuo con le letture :)

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