sabato 6 aprile 2013

L'InFerno è Freddo

giuseppe 7

L'InFerno è Freddo.

A volte l'uomo è straordinariamente, appassionatamente innamorato della sofferenza.”

    - Fedor Dostoevskij



Una strada sterrata, la via è diretta. Cammino mano nella mano con una donna, il suo volto è sfocato, non riesco a vederlo. Chi è? Poi volgo la testa proprio davanti a me e lo vedo, chiaro come il giorno nonostante sia buio. E' davanti a me e cerca di risucchiarmi. Un Baratro gigantesco. Un burrone di proporzioni epiche. Il cuore comincia a battere forte e mi assale la paura. Lei vuole spingermi giù e cerco di staccare la mia mano dalla sua. Urlo...

Mi sveglio gridando. E' tutto molto vivido dentro di me, a parte il viso della donna. Sono sudato fradicio nonostante sia inverno inoltrato. Ho i capelli umidicci e ho solo voglia di fare una doccia. Vengo investito da un mare di ricordi. Belli e brutti. Insignificanti e non. Una cascata di immagini, suoni, colori e odori. La mia mente, in quel caos primordiale, li cataloga come una brava segretaria e il caos dura solo pochi secondi. Investito dal getto di acqua calda cerco di analizzarli uno per uno. Alcuni mi sono tornati in mente ultimamente, altri no. Non sembra esserci un ordine o, in ogni caso, io non sono in grado di intravederlo. Ricordo il mio primo giocattolo, il cane che non ho mai avuto, il compito di greco che ho sostenuto il terzo anno del liceo (quello in cui presi 3). E dopo tutto questo materiale sepolto che torna indietro come zombie affamato rientra anche lei. Potentemente, come se fosse un ariete che spezza i portoni della mia mente. E d'un tratto capisco chi diavolo era quella donna. Subito dopo concludo che era meglio non sapere. Come disse un saggio in un film “l'ignoranza è un bene”. Sono dell'opinione che chiunque critichi questa frase sia un idiota. Senza se e senza ma. E sono anche conscio del fatto che, grazie a ciò che ho detto, saranno molte le persone a reputare ME un idiota. Ma tanto è tutto già visto. Niente di nuovo sotto il sole.

L'acqua bollente mi morde delicatamente. Sento un leggero benessere. Un calore che rigenera, che nutre. Dentro la doccia tornano prepotenti altri ricordi che non avrei voluto assolutamente rivangare, ma tanto è il tema della nottata, suppongo dovrò rassegnarmi. Mi vengono i mente tutti i regali inutili che le ho fatto e tutte le volte che mi sono comportato da zerbino. Una spirale di azioni stupide condite da buonismo impeccabile e da quello che io chiamo “sputare arcobaleni addosso alla gente”. Dio come mi odio. Ad un certo punto l'acqua diventa di colpo fredda. Realizzo che sono rimasto sotto l'acqua più del dovuto e che è finita l'acqua calda. Ho perso la cognizione del tempo, immerso com'ero nei ricordi. Sembra sia passato solo un attimo... Metto l'accappatoio e vado in soffitta a cercare qualche indumento più caldo da mettere. Tra scatoloni di robaccia e vecchie riviste di fantascienza trovo quello che cerco: una scatola bianca senza imballaggio. Tolgo gli indumenti uno ad uno per arrivare a quello che cerco e proprio sopra una felpa vecchissima vedo ciò che non avrei proprio voluto vedere. Non oggi, almeno. Quella foto. Non la vedevo da diversi anni. La cornice è di plastica, una di quelle che si compra per due euro in una qualsiasi cartoleria, alcune righe bianche sull'immagine fanno capire che è stata piegata diverse volte.

E' una foto che abbiamo fatto durante un viaggio in America, si intravede il gran canyon sullo sfondo. Poi ci siamo io e lei uniti in un bacio, uno di quelli da film che non esistono nella vita vera. Siamo messi di proposito lontani dal centro, per permettere a chi guarda di intravedere il paesaggio circostante. Ormai non si vede quasi più niente. La foto è deturpata in più punti. Ricordo che passai un'intera giornata a graffiarla con le unghie, con una penna, usando anche un taglierino. E' incredibile quello che riesce a fare un uomo quando è sufficientemente motivato a fare qualcosa. E anche un po' frustrante. Ho rovinato quasi tutta la foto rendendo così l'immagine simile ad un paesaggio evanescente o fantastico. Io volevo solo rovinarla... Poi noto un particolare che non avevo mai notato prima e che mi spinge a digrignare i denti per la sorpresa e anche per il fastidio. La sua figura è quasi immacolata. La mia furia distruttiva ha, non saprei dire se volontariamente o no, corrotto gran parte della figura lasciando intatta solo la sua figura. Altra cosa frustrante di questa sera. Mi vesto e rimetto a posto la foto nella scatola. Tanto ormai è entrata di prepotenza nella mia mente.

Mi sento sotto assedio. Ringrazio iddio che l'indomani è domenica e posso dedicarmi al dolce far niente tutta la giornata. Poi mi rituffo a letto. Le forze nemiche non lanciano altri assalti.

La mattina la passo a guardare porno e a guardare b-movies, mi aiuta molto (ma non abbastanza). Non faccio altro che pensare alla foto e al perché abbia lasciato lei immacolata. E' stato un caso? E' stato l'inconscio? Ero sbronzo? La foto sembra non voler rispondere. Così esco. Pranzo fuori e passo il pomeriggio al cinema. C'è un bel film che aspetto da tempo. Il film tocca alcune corde, come ogni film che si rispetti, ma riesco a non pensare troppo. E' stato solo un sogno... Uscendo mi dirigo al pub, dove ho un appuntamento con alcuni amici. Fuori fa davvero freddo. Respirando libero nuvolette bianche e mi sembra di fumare. Improvvisamente sul campo di battaglia della mia mente comincia a scendere un velo bianco di neve. Prendo la prima birra verso le nove, mentre iniziano a suonare. La musica di sottofondo è un toccasana per la mia mente dilaniata. Mi riscalda un po'. Arrivano i miei amici e cominciamo a parlare. Cerco di non far vedere i miei problemi ma più o meno tutti capiscono (tranne la ragazza del mio migliore amico, ma lei è davvero un idiota). Cercano di coinvolgermi nonostante il mio silenzio forzato. E continuo a scolare birre. Quando comincio ad essere un po' brillo sento qualcuno dire qualcosa come “di nuovo?” guardandomi di sottecchi. Capisco al volo ma non replico.

Il troppo alcool nel corpo mi da una sensazione come di gelo e comincio a tremare. La mia mente vaga alla ricerca di qualcosa e penso a quanto sarebbe bello sdraiarmi insieme ad una persona, a stringermi nel suo calore come fosse un bozzolo. Ne sarei rinato come una falena, attratta da un nuovo fuoco più in là nella sua breve vita. Le mani che mi toccano, i denti... i Capelli. NO. Non oggi. Non stasera, gli assedianti vogliono prendermi per fame, dato che non riescono con le armi. Butto altri soldi al bere e torno caracollando al tavolo. Gli occhi semichiusi fanno capire agli altri che non è serata ma la prendono a ridere. Nessuno, come me, vuole crogiolarsi nel freddo. Circa un'ora dopo, nel totale oblio, mi butto sotto al palco a dare qualche spintone a qualcuno. Cado ridendo più di una volta, ma mi rialzo sempre. Quando tutto finisce mi ritrovo per terra, nella pozza del mio stesso vomito, una lacrima mi solca la guancia ma tutti pensano sia sudore. Mi caricano di peso, poi chiudo gli occhi. Appena li riapro vedo un paesaggio sfrecciare intorno a me mentre un rumore borbotta. Chiudo gli occhi un'altra volta ed entro nella notte più nera.

Fa molto freddo. E sono da solo, avanzo nella tormenta di neve. Sto camminando in un piazzale. Intorno a me sfrecciano uomini coperti d'acciaio, qualcuno mi urta ma mi chiedono subito scusa. Dall'alto cadono come delle comete. Impattano sulla costruzione dietro di me, cadono pietre. Cammino senza meta sentendomi sempre più spossato. Rientro nel castello, in cerca di un fuoco ma non trovo nulla. Provo ad accenderlo e riesco solo dopo molti tentativi. Neanche un'ora dopo dietro di me sento una presenza. Mi giro e vedo una figura in armatura completa, ha in mano uno spadone a due mani e ha la faccia coperta dall'elmo. Anche se non ne vedo gli occhi so che mi scruta. Alza la visiera e vedo lo stesso viso del sogno dell'altra notte. Un viso bellissimo, dai lineamenti delicati. Sta sorridendo. Ma io ne ho solo orrore. Afferro una spada che si trova a fianco del caminetto e mi preparo a combatterla come fosse un diavolo dell'inferno. La sua bellezza è la mia paura, i suoi occhi blu mi guardano e mi ghiacciano, sono impietrito. Non riesco a restituire lo sguardo.

Mi attacca con la sua spada, per poco non mi taglia la testa. Perché lo sta facendo? Questa fortezza è inutile, sta in mezzo a nulla e non ha importanza da nessun punto di vista. Conquistarla non le darebbe niente. L'unica cosa che prenderebbe sarebbe la mia vita, ma quella in parte se l'era già presa. Questa consapevolezza la fa vacillare. Capisco di essere nel giusto. Siamo piccole isole nel nulla, siamo in mezzo ad un deserto fatto di neve e per comunicare dobbiamo tracciare lunghi sentieri nella neve. Come l'inferno. L'inferno non può essere caldo e pieno di fuoco. Il calore è la frenesia, il movimento, la furia: la vita. Il posto peggiore di tutti non può essere così. Il freddo è la stasi, la solitudine, l'immobilità. La morte è immobilità, la fine del movimento. E i suoi mostri sono fatti di ghiaccio. Ma questi mostri li ho creati io e perciò li posso distruggere. La guardo negli occhi con sicurezza e tutto mi è chiaro. Prima che tutto diventi bianco rimane il viso di lei impresso nei miei occhi. Davanti a me c'è una persona che scambio per lei ma è solo un residuo del sogno. E' un dottore che mi dice cose ovvie.

Lo ascolto con finto interesse e poco dopo sono pronto per tornare a casa. Mi sento diverso, più sicuro e perfettamente in salute. Tutto il contrario di ieri. E mi sento anche cambiato, forse un uomo nuovo. Mi riprometto di non lasciarmi più andare in balia dei ricordi e torno a casa. Cerco quella foto, determinato a deturpare anche la sua figura, ora che l'ho sconfitta. Ma quando la prendo in mano scopro che qualcuno l'ha già fatto. O che forse ieri mi era apparsa immacolata a causa della mia suggestione. Non avrò mai la mia risposta. E non mi interessa. Per quel che ne so è sempre stata così. Il mio è stato solo un sogno. E non ricapiterà mai più.



Una settimana dopo...



Una dura giornata di lavoro. Torno a casa e mi butto nel letto senza togliermi i vestiti. Crollo subito nelle spire di Morfo.

Una strada sterrata, la via è diretta. Cammino mano nella mano con una donna, il suo volto è sfocato, non riesco a vederlo. Chi è? Poi volgo la testa proprio davanti a me e lo vedo, chiaro come il giorno nonostante sia buio. E' davanti a me e cerca di risucchiarmi. Un Baratro gigantesco. Un burrone di proporzioni epiche. Il cuore comincia a battere forte e mi assale la paura. Lei vuole spingermi giù e cerco di staccare la mia mano dalla sua. Urlo...

1 commento:

  1. Per quanto ci impegnamo. è impossibile sconfiggere il passato. Esso tornerà sempre e comunque nei nostri incubi peggiori. Non so, pensandoci questa storia potrebbe avere interpretazioni diverse. Comunque mi è piaciuta tanto :)

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