domenica 8 aprile 2012

Polvere.

Polvere.

Colonna Sonora: Achilles, Agony and Ecstasy in Eight Parts – Manowar (1992)



Polvere sei e Polvere ritornerai.

    - Genesi (3,19)



Il cavallo di Akilles sbuffò mentre il padrone tirava le redini. Aveva corso per diverso tempo senza mai fermarsi e ora chiedeva pietà. Polvere si levò in aria.

Così come si era levata durante il tragitto. Quasi una piccola tempesta. Permeava chiunque, qualunque vestito, armatura, arma. Qualunque cosa di quella guerra che ormai durava da dieci anni o giù di lì. Se la mattina ti svegliavi senza un granello di qualcosa nelle parti intime ringraziavi il tuo dio per la giornata fortunata.

Era una presenza costante per tutti, anche per le cose.

Akilles si diede un minuto per contemplare cosa aveva di fronte. Troy, la roccaforte di metallo. Quella grandiosa costruzione di acciaio e titanio, adamantio e alluminio era l'obiettivo della guerra. La conquista della più grande fortezza mai concepita dall'umanità. Sembrava indistruttibile, si ergeva superba sfidando gli dei, o qualunque cosa per loro.

Era anche bellissima. I riflessi verdastri del Sole morente le davano un'aria quasi pacifica. A dire il vero la luce verde chiaro del sole dava l'impressione di stare sott'acqua. Come quando stai sul fondo, con degli occhialini, e guardi in alto, verso la superficie. E vedi i raggi che trafiggono lo specchio d'acqua. Basta sostituire l'acqua con l'azoto e l'ossigeno e la superficie con le nuvole e il gioco è fatto.

Akilles smette di contemplare la città metallica. Guarda di fronte a sé. Hector lo aspetta da tanto tempo. Era come se lo ricordava.

La sua armatura in adamantio è imponente. Pettorale a cuneo, spalliere borchiate, polsiere a scaglie. Tutti i pezzi erano di quel colore nerastro. Anche le caviglie erano corazzate, ma con pezzi più leggeri perchè Hector amava il gioco di gambe. La cosa più imponente era però l'elmo. La foggia era classica, ma la cresta era altissima e di tinta rosso fuoco. Sembrava ardere. Nelle sue mani l'immancabile Naginata completamente nera con la lama d'acciaio temprato nel sangue dei nemici presi prigionieri. Quella fantastica arma aveva fatto vittime illustri. E anche Patroclos... Anche lui era caduto.

Quel solo pensiero bastava ad Akilles per perdere il raziocinio e diventare una belva. Ma decise di controllarsi. Contro avversari simili ci voleva tutto il suo cervello e la sua inventiva. Non era il momento della furia. Non ora.

Hector ricambia lo sguardo e con una mano butta via l'elmo liberando i suoi magnifici capelli neri come la pece, e come l'armatura. Akilles prende la parola.

Hai già perso.“ Nessuna risposta. Non ti preoccupi della tua incolumità, sei sconfitto in partenza.” Akilles ride, sputa per terra e scende da cavallo con un tonfo. Ancora polvere, sollevata dal tenue vento che stava cominciando ad alzarsi.

Era la prima volta che provava la sua nuova armatura, forgiata da Vulcano in persona, usando Oro, Acciaio e Adamantio. Il risultato è stato quello di sei magnifici pezzi che avevano il colore del Sole quando era ancora giovane. La corazza pettorale, che copriva anche le spalle, seguiva le curve dei muscoli e vi era incisa sopra una runa di qualche lingua dimenticata. I bracciali erano cilindrici e coprivano anche parte del dorso. Gli schinieri arrivavano poco sotto il ginocchio e davano un'aria massiccia alle gambe snelle dell'eroe. L'elmo aveva corna ricurve, ma non portava la cresta.

Legata sulla schiena aveva la sua Nodachi. La sfoderò con un sibilo. La lama della morte. Così la chiamavano i difensori di Troy. La magnifica lama ricurva era anch'essa in adamantio puro, la guardia era d'oro e l'impugnatura era foderata con un nastro cremisi. Akilles la impugnò a due mani mettendosi di tre quarti rispetto all'avversario.

Hector scattò in avanti liberando un urlo che aveva ben poco d'umano. Un turbinio di corpuscoli piccolissimi mossero insieme a lui in balia del vento. Tentò una stoccata al cuore. Akilles deviò di piatto la lama avversario e cercò il colpo di decapitazione sull'avversario sbilanciato, ma Hector lo vide in anticipo e scivolò sotto la spada avversaria. I due si girarono, l'uno di fronte all'altro.

Ora prese l'iniziativa il guerriero cornuto. Cercò di deviare la lama avversaria con un colpetto secco e di fendere la gamba avanzata dell'avversario con un unico attacco. La prima parte andò a segno, poi Hector fece perno sulla sua asta e, schivando l'attacco, colpì la faccia di Akilles col piede. Il colpito cadde a terra sollevando sottilissima sabbia. Bestemmiò sottovoce e si rialzò appena ne ebbe l'occasione, pronto per difendersi da un colpo discendente diretto alla base del suo elmo.

Sollevò la spada d'istinto e parò con la pura forza, ma perse il confronto e la lama avversaria impattò il suo elmo. La vista gli si annebbiò per un istante, ma poco dopo riprese il controllo. L'arma di Hector sembrava incastrata nel suo elmo. Non perse l'occasione e attaccò con un fendente ascendente diretto alla carotide. L'altro, senza lasciare la presa spostò il collo ma venne ferito al gomito (non coperto dall'armatura) dal colpo di ritorno di Akilles. Dalla ferita fuoriuscì uno schizzo di sangue, ma il guerriero era impassibile. Akilles se ne accorse.

Ti sei drogato?” Chiese alzandosi. L'altro si rimise in guardia prima di rispondere.

PDS.” Disse Hector. La risposta che si aspettava. Pain Depressor System. Un congegno impiantato alla base del cranio che inibiva alcuni nervi e faceva sparire il dolore. In guerra aveva visto centinaia di pazzi furiosi senza un braccio o una gamba combattere con più ardore di normali soldati. Era un sistema inventato proprio a Troy. Akilles lo detestava.

E osi reputarti umano?”

Mi pare tu sia un semidio.”

Si, ma il dolore lo sento e il dolore è ciò che ti fa sentire vivo.” Tornò all'attacco. Stoccata al cuore, l'altro para con l'impugnatura e contrattacca alla spalla. Akilles schiva scivolando in avanti e penetrando di fatto nella difesa nemica. Lo colpisce con una gomitata usando il braccio della spada e continuando il movimento sferza la gola scoperta del guerriero di Troy. Taglia l'arteria e fuoriesce una fontana di sangue. Akilles si allontana in guardia.

Hector, dolore o no, comincia a sputare sangue. Riesce ad agitare l'asta altre due volte prima di cadere a terra lentamente e senza vita.

Il vincitore sorride e, con un movimento secco, fa schizzare via il sangue dalla lama. Quindi la rinfodera. Si avvicina al cavallo, ormai riposato, e lo porta vicino al cadavere. Prende una corda che aveva fissato alla sella in precedenza e con essa lega i piedi del morto. L'altro capo lo assicura alle briglie, poi sale in sella e lancia il cavallo al galoppo. Davanti le mura eterne della città di metallo, ridendo e urlando di pura gioia sanguinaria.

Il cadavere impatta di tutto sulla sua strada, sassi, altri cadaveri, armi abbandonate, pezzi di metallo ancora elettrizzati. Solleva polvere e detriti.



[…]



Pochi giorni dopo l'armata assediante è pronta a lanciare l'attacco decisivo alla roccaforte. Tutti pregano, tutti si armano. Nessuno è escluso. Si unisce alle file anche qualche ferito. L'esercito in marcia è preda di una tempesta, ma non si tratta di acqua. Tutti i soldati a quella vista chinano il capo e continuano a marciare.

1 commento:

  1. Ti ammiro perchè, nonostante siano anni che scrivo, ho parecchia difficoltà nel descrivere le scene di combattimento. Quindi i miei più sinceri complimenti per l'ottima qualità dell'esposizione del duello :) Un piccolo rimprovero da farti, però, ce l'ho, e riguarda l'uso dei tempi verbali. Cominci con il passato remoto "Il cavallo di Akilles sbuffò", prosegui con il presente "Akilles smette di contemplare" e poi di nuovo, mischi passato e presente. Ciò fa perdere molti punti alla storia, perchè dà l'impressione di essere "sgrammaticata", ed io purtroppo son parecchio rompiballe da questo punto di vista XD Il resto, è tutta un'altra faccenda. L'ho apprezzata davvero tanto. ^_^

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